La storica Cinzano, chiamandosi questo blog “Il Cinzanino” come potevo non parlare dell’azienda che ha lanciato l’omonima bevanda decine di anni fa. Eccomi pertanto a parlare della Cinzano, fino a quando la stessa è stata insediata presso gli stabilimenti nativi di Santa Vittoria d’Alba., Vale a dire fino al 1989 quando il marchio viene acquisita da un’altro grande gruppo, la IDV.
STORIA
I Cinzano appartengono a un'antica e facoltosa famiglia originaria di Pecetto, località della collina torinese in cui risiedono dal 1568. Possiedono una casa sulla via maestra, cospicui beni rurali e una località nel territorio di Pecetto che ancora alla fine del XIX secolo viene chiamata "Cinzano".
Dalle loro vigne ricavano notevoli quantità di vini rinomati, la cui produzione ben presto si espande: nel 1707 a Giovanni Battista Cinzano viene concessa dai Fermieri Generali la licenza governativa per distillare acquavite e vendere in Pecetto e Torino rosoli ed elisir.
Nel 1757, i figli di Giovanni Battista, Carlo Stefano e Giovanni Giacomo fanno parte dell'élite professionale dell'Università dei Confettieri e Acquavitai di Torino, istituita nel 1739, ottenendo il titolo di Maestri distillatori e confettieri.
Dotati di un laboratorio e una bottega nel paese natale, i due fratelli si legano a rapporti di attività e interessi anche con Torino . I prodotti Cinzano iniziano ad essere esportati verso Nizza, Savoia e anche oltreoceano e nel 1786 la famiglia riceve la nomina di fornitrice ufficiali della Real Casa Savoia .
Con la rivoluzione francese e l'occupazione napoleonica l'enologia torinese viene condizionata dall'avvio di nuovi traffici transalpini.
L'azienda passa nelle mani di Carlo Giuseppe (1755), figlio di Giovanni Giacomo, che rivolgendo i propri interessi nella capitale sabauda, apre una bottega laboratorio in via Dora Grossa 35 (l'attuale via Garibaldi), importante arteria commerciale della città. Vengono ideate diverse misture vinose, concentrandosi in particolar modo sulla produzione di vermouth (vino aromatico frutto di una ricetta segreta a base di vini, spezie ed erbe, ideata da Benedetto Carpano).
Nel 1816 il figlio Giovanni Francesco risulta l'unico titolare dell'esercizio: iscritto all'Università dei Confettieri e Acquavitai, ne diventa consigliere nel 1833 e sindaco nel 1836. Nel suo negozio vengono smerciati vermouth e liquori, che riscuotono grande successo in particolar modo tra la borghesia urbana grazie alla tecnica dei preparatori e all'utilizzo delle uve moscato prodotte nelle plaghe viticole del Piemonte meridionale.
Intanto, il desiderio di emulare il caso francese che da secoli detiene il monopolio della produzione e del commercio vinicolo, spinge la borghesia agraria, con in testa la Casa Reale, a tentare di realizzare un vino simile allo champagne.
I successi riscossi dai Cinzano nella prima metà del XIX secolo spingono Carlo Alberto a incaricarli delle sperimentazioni enologiche nella tenuta reale "il muscatel" di Santa Vittoria d’Alba.
La famiglia, oltre ad applicare il metodo francese alle uve pinot prodotte nelle aree piemontesi, prova anche con quelle italiane, le uve moscato, imboccando la via della caratterizzazione e differenziazione produttiva. I tentativi avviati da Giovanni Francesco sono proseguiti dal figlio Francesco II, che gli succede nel 1859 e che, dopo aver trasferito la sua residenza a Santa Vittorie, nel 1867 pattuisce l’affitto trentennale della tenuta.
Alla fine degli anni Sessanta, l'impresa si avvia ad assumere una dimensione industriale, sostenuta dall'espansione del mercato enologico. Sotto la guida del figlio di Francesco, Enrico, l'azienda amplia la gamma della propria produzione: affianca alla tradizione produzione di elisir e vermouth quella pionieristica di champagne italiano, denominato "vino spumante".
Il 1° settembre 1868 si costituisce la società della "Francesco Cinzano & C.", dove confluiscono capitali provenienti da finanziatori locali e dell'ambiente torinese. Queste risorse permettono il potenziamento delle strutture produttive e la progressiva espansione commerciale sia in Italia che in Europa.
Dopo aver attrezzato le cantine carloalbertine, Enrico e il fratello Emiliano fondano a S. Stefano Belbo, zona di moscato, il primo stabilimento industriale italiano per la spremitura delle uve. Torchi e pigiatrici manuali vengono sostituiti con quelli meccanici. Vi si lavorano 250 mila Mg di uva al giorno.
Contemporaneamente viene scelta Chambery come altra sede di strategica importanza commerciale, grazie alla posizione favorevole rispetto ai sempre più promettenti mercati europei. Con la triade S. Vittoria, S. Stefano e Chambery il carattere industriale della casa trova una solida base strutturale.
Dalla metà del XIX secolo, in concomitanza il decollo industriale e la penetrazione sulle piazze intercontinentali, la Cinzano sente la necessità di allargare la conoscenza del marchio,
dapprima attraverso la sistematica partecipazione a fiere ed esposizioni, che permettono di raggiungere grandi bacini di consumo, come Firenze, Vienna, Philadelfia, Parigi, Melbourne, Milano e Torino nel 1911.
Nel 1905 la Cinzano smercia annualmente più di 5 milioni di litri di vermouth, detenendo il 60% dell'intera commercializzazione italiana. Dell'esportazione italiana di spumanti, un terzo è costituito dai prodotti Cinzano.
Alla diffusione del prodotto contribuisce la figura del viaggiatore di commercio, che unisce l'abilità del mercante alla spregiudicatezza dell'imprenditore. Già dal 1863 la casa Cinzano si serve del servizio dei fratelli Carpaneto di Genova, mediatori tra l'azienda e le compagnie di navigazione.
Ma è Giuseppe Lampiano, collaboratore della Cinzano dal 1878 al 1922, a fare da pioniere all'espansione della società nei mercati internazionali: instancabile viaggiatore e ottimo comunicatore, visita tutti i paesi del Centro e Sud America, passa in Africa e giunge fino alle sponde del Mediterraneo, lasciando ovunque tracce del marchio di cui è ambasciatore.
Lampiano tocca nel complesso oltre 50 stati dove, a partire dagli ultimi anni del secolo, la Cinzano comincia a dislocare strutture autonome nei punti nevralgici del mercato. La prima nasce in Germania nel 1893, seguita poi da quelle costituite in Argentina nel 1898, a Barcellona, Bruxelles, Parigi e Nizza, raggiungendo una solida leadership sulle principali piazze estere.
Nel 1902, al culmine di un eccezionale ciclo espansivo, Enrico Cinzano muore senza lasciare eredi maschi e gli succede Aberto Marone, marito dell'unica figlia Paola. La sua politica industriale prosegue sulla scia del rafforzamento della presenza sui mercati esteri.
I maggiori investimenti sono rivolti al Centro e Sud America, dove si fondano le filiali del Messico, di S. Juan (Porto Rico), di Valparaiso, e in Africa nel 1911 di Tripoli.
Con la prima guerra mondiale, epoca in cui le scelte di politica economica italiana si indirizzano verso il potenziamento dell'industria pesante a svantaggio di quella naturale, la Cinzano inaugura strategie vincenti. Centralizza la produzione italiana a Santa Vittoria, cede le strutture di S. Stefano ad altre aziende e apre stabilimenti in paesi in cui la legislazione offre maggiori garanzie di tutela protezionistica in campo produttivo e commerciale.
Tra le due guerre l'azienda può così attutire le difficoltà create dalle leggi del proibizionismo e consolidare il suo ruolo di azienda mondiale.
Nel 1918 si costituisce la nuova società in nome collettivo: la "Ditta Francesco Cinzano & C. di Alberto ed Enrico Marone". Dopo la morte del nonno paterno, ad Enrico Marone, figlio di Alberto e di Paola Cinzano, viene riconosciuto il doppio cognome, riassorbendo così la rottura nella discendenza maschile dell'antica famiglia pecettese.
Designato nel 1922 alla vice presidenza del gruppo, avvia un'importante riorganizzazione dell'assetto societario e della struttura produttiva dell'azienda, con la costituzione di società autonome all'estero che, dal 1927, vengono integrate in una delle prime holding italiane, la "Cinzano Limited", affidata poi nel 1928, alla direzione del finanziere Riccardo Gualino
La prima di queste è la "Cinzano Italia", nata già nel 1922 e seguita a breve distanza di tempo da quelle argentine, spagnola, cilena, tedesca. Il gruppo riuscì così ad affrontare una fase delicata, caratterizzata dal ripristino delle barriere doganali, dal proibizionismo e dall'isolamento internazionale dell'Italia alla vigilia della guerra.
Nel 1925 viene presentato il nuovo logo rosso - a indicare la passione e l'orgoglio - e blu - in riferimento alla nobiltà, tradizione e alla profondità del mediterraneo - tagliato da una diagonale - segno dello slancio dell'azienda verso il futuro.
Negli anni '30 Enrico Marone acquisisce il controllo della "Savi Florio e C.", specializzata nella
produzione del marsala e di altri vini liquorosi
. Negli stessi anni viene avviata l'attività Cinzano Brasile, che permette di decuplicare la produzione e vendita di merci. Nel 1932 nasce la Cinzano Australia, seguita nel 1935 da quella del Perù.
Nel periodo che precede la seconda guerra mondiale, seguendo la linea di lanciare il marchio su mercati alieni dalla saturazione e dai blocchi commerciali, l'azienda si sposta nei paesi che meno risentono del conflitto: Svizzera, Portogallo, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Gli eventi bellici mettono a dura prova la Casa: la Cinzano Limited, che, trasferitasi a Montreal, viene sequestrata; lo stabilimento della Florio di Marsala viene distrutto dai bombardamenti aerei della RAF l'11 maggio 1943, quello di S. Vittoria fortemente danneggiato da incursioni aeree.
Enrico, nominato conte nel 1940, partecipa attivamente alla Resistenza durante l'occupazione tedesca: diede vita alla "Glass e Cross", organismo di collegamento tra i comandi alleati e il Clnai dell'Alta Italia e organizzò la raccolta di fondi per le formazioni partigiane.
Nel secondo dopoguerra Enrico Marone guida la ripresa dell'attività, portando a compimento il progetto di decentramento con la creazione di nuove società nazionali (in Congo, Uruguay, Venezuela, Turchia, Libia, Grecia, Iran, Sud Africa, Guatemala) e creando o rifondando nuovi moderni impianti industriali (5 in America Latina, Barcellona, Bruxelles, Bucarest, Chateau Neuf, Sofia e le strutture australiane di Sidney).
Riprende la produzione anche nel cuore italiano di Santa Vittoria, dove vengono inaugurati o rifondati su basi innovative altri moderni impianti industriali. Negli anni '50 vi lavorano 45 impiegati e 700 operai e i torchi del reparto di vinificazione permettono la produzione giornaliera di 900 quintali di uva. In quegli anni l'immagine dell'azienda riceve un'impennata grazie alla voce di Rita Pavone, prestata per il jingle della campagna della Cinzano.
Alla sua morte nel 1968 Enrico Cinzano lascia al primogenito Alberto un gruppo industriale che conta 22 società estere ed è presente con proprie filiali in 65 Paesi. Tra gli anni Ottanta e Novanta del XX secolo la Cinzano vive una fase di minor vitalità, e con l'uscita di scena di Alberto nel 1989, l'azienda viene acquistata dalla multinazionale IDV (oggi Diageo).
Nel 1999 il gruppo Campari acquista il marchio Cinzano, risollevandone le sorti, che nel 2000 diventa uno dei principali sponsor del Motomondiale
Mirò
Fonte: Scuola Media "G. Boccardo" di Novi Ligure
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