martedì 22 giugno 2010

Il Federalismo Demaniale…. ecco come funziona

Con l’ok al primo decreto attuativo del Federalismo fiscale, che trasferisce i beni demaniali dallo Stato agli enti territoriali, si passa ai fatti.,(Federalismo demaniale).

Le Regioni hanno l’occasione per mostrare di saper amministrare con diligenza e responsabilità. Non potranno nascondere l’eventuale fallimento.

Sarà premiato chi saprà valorizzare il potenziale dei trasferimenti (un patrimonio che complessivamente supera i 3,5 miliardi di euro), mentre gli enti locali in dissesto economico non potranno vendere i beni attribuiti per fare cassa.



Per la cronaca, vanno a titolo gratuito alle Regioni i beni del demanio marittimo e idrico: spiagge, fiumi e laghi (eccetto quelli interregionali, in assenza di accordi fra le Regioni interessate).

Alle Province sono conferiti laghi chiusi (senza emissario), miniere e una quota dei canoni del demanio idrico delle Regioni. Ai Comuni vengono assegnati beni immobili non demaniali.

Il Codice civile del 1942 stabilisce che lidi, spiagge, porti, fiumi, laghi, acque pubbliche, miniere, aeroporti, beni storici, archeologici e artistici, ferrovie, grandi strade, acquedotti, caserme, foreste appartengono allo Stato e sono gestiti dal Demanio. Ma con la nuova Costituzione si sono aggiunti Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane, con lo stesso diritto a gestire il patrimonio pubblico.

Da qui l’idea del decreto sul Federalismo demaniale, il quale prevede che agli enti territoriali possa essere trasferita parte dei beni demaniali. Operazione che getta le basi per una loro concreta valorizzazione.

L’idea è di far fruttare questo patrimonio, affidandolo a chi ne ha gli strumenti. E’ il caso dei Comuni, che possono cambiare la destinazione d’uso di immobili e terreni con una variante urbanistica. Sulla questione degli stabilimenti balneari che pagano allo Stato canoni di concessione irrisori rispetto agli introiti (approfittando di un apparato centrale che fatica a effettuare i controlli del caso sul territorio), con la riunificazione in capo alle Regioni della podestà legislativa, della proprietà e del potere di controllo, potranno essere evitati molti abusi.

I vertici della Ragioneria dello Stato, nel corso delle audizioni preparatorie del provvedimento sul Federalismo demaniale, hanno segnalato come nella situazione attuale un patrimonio di 3,5 miliardi di euro di beni pubblici renda, fra locazioni e altro, non più di una ventina di milioni di euro l’anno.

Sono 9.127 immobili, 9.832 terreni e una settantina di piccoli aeroporti che saranno ceduti a titolo «non oneroso » agli enti territoriali che li chiedono, affinché vengano valorizzati ed eventualmente venduti.

Ci sono poi i beni  demaniali, ovvero miniere, spiagge, laghi e fiumi, destinati a passare a Regioni e Province, che però potranno essere dati solo in concessione  Su tali beni non potranno cioè mai essere costituiti « diritti di superficie». Chi costruisce un ristorante sulla spiaggia avuta in concessione, non potrà divenirne proprietario né impedire l’accesso all’arenile.

Fra le novità, un Comune che riceve ad esempio una caserma dismessa potrà decidere se valorizzarla per conto proprio o tramite un fondo immobiliare privato. Inoltre le spese di manutenzione dei beni trasferiti saranno scomputate dal patto di stabilità.

Scelte oculate lasciano intravedere ampi margini di apprezzamento. Secondo alcune stime, infatti, il patrimonio pubblico complessivo - iscritto a bilancio per 50 miliardi di euro - varrebbe almeno quattro volte tanto.

Gli enti locali dovranno rendere noti i processi di valorizzazione, anche pubblicandoli sui siti internet istituzionali. Lo scopo è di garantire trasparenza, avvicinando i cittadini al controllo della cosa pubblica.

Questi potranno punire con il voto le amministrazioni locali che riterranno inefficienti o incapaci di gestire risorse che sono di tutti.

Una clausola del decreto impedirà agli enti locali in dissesto finanziario di svendere i beni attribuiti per ripianare i debiti.

Il 75% dei proventi delle eventuali vendite andrà agli enti locali, mentre il 25% finirà nel Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Servirà cioè alla riduzione del debito pubblico nazionale. La dismissione potrà comunque avvenire soltanto dopo l’accertamento da parte dell’Agenzia del Demanio o del Territorio che i prezzi di vendita siano congrui ai valori di mercato.

La Regione , le Provincie ed i comuni Piemontesi se ben gestiranno questa legge avranno molti vantaggi  e nuovi introiti da poter reinvestire sul territorio.

 

Fonte: Lega Nord

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