martedì 15 giugno 2010

Il suicidio della Fiom–Cgil alla FIAT di Pomigliano

Dopo la marcia dei colletti bianchi della FIAT del 14 ottobre 1980, meglio conosciuta come la marcia dei 40000, e considerata  un punto di rottura nella storia delle lotte sindacali in Italia, e dove per la prima volta nella storia delle proteste dei lavoratori, la maggioranza silenziosa, dell’industria più importante d’Italia alza la voce e dà luogo ad una manifestazione che cambierà per sempre i rapporti tra lavoratori, sindacati e azienda.

Oggi tocca a Pomigliano, la Fiat dopo anni di investimenti all’estero decide di riportare la produzione della Panda in Italia e per l’esattezza a Pomigliano (Sud) con un notevole investimento di denaro (700 Milioni di Euro), ma la Fiom non accetta le condizioni, peraltro già accettate dagli altri sindacati del settore, e mette a repentaglio l’esistenza dell’unica grande  industria della Campania con conseguente dramma per 15000 famiglie, compreso l’indotto,  che rischiano di trovarsi senza lavoro e quindi senza stipendio.

In mancanza di tale accordo Marchionne ha già detto più volte che la produzione verrà portata definitivamente in Polonia, ma quali sono i nodi che la Fiom (solo lei) contesta, il punto 1° è che la gente, impiegati e operai devono lavorare, la stessa CGIL ha ammesso che l’assenteismo a Pomigliano era inaccettabile, il punto 2° I metalmeccanici della Cgil hanno detto ieri di non poter sottoscrivere il documento, che punta alla saturazione degli impianti attraverso 18 turni di lavoro, riduzioni delle pause e aumento degli straordinari, perché contiene sanzioni fuori dalle norme di legge e del contratto. Basta cambiare o andare in deroga  alla legge e al contratto.

Possono continuare a dire NO a tutto e a tutti ma prima o poi dovranno giustificare il loro comportamento alle famiglie dei lavoratori, e in un paese normale per questi signori sarebbero dolori, invece a loro che importa, via dal sindacato vanno a fare gli onorevoli in qualche Partito Comunista o pseudo tale, alla faccia di tutti quelli che non arrivano a fine mese.

La FIOM abbia il coraggio di indire un referendum in fabbrica e ne accetti il verdetto, ma non lo faranno in quanto sanno benissimo quale sarebbe il risultato e pertanto ecco il suicidio politico finale.

Quindi una volta per tutte la CGIL la smetta con le ipocrisie come quello di fare scioperi invocando Lavoro e Investimenti, non può pensare di prendere in giro milioni di persone. Una sola azienda è disposta a investire al Sud Italia (la Fiat) e,  l’Italia non può permettersi di perdere questa occasione.

Spero proprio che questa vertenza sia la fine, non del sindacato, ci mancherebbe altro, ma la fine di un certo tipo di sindacato ma ancor di più di un certo tipo di sindacalisti.

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