Storia del Sindacato Piemontese: La formazione delle Camere del Lavoro
Negli ultimi anni del secolo le basi tradizionali del mutualismo (la neutralità politica e l'esclusivismo della funzione assistenziale) sono in seria difficoltà.
Le cause principali del declino sono:
- la diffusione del socialismo, che antepone l'emancipazione al sussidio delle classi sfavorite
- l'accelerazione dello sviluppo industriale, responsabile della crescita della classe operaia e della conflittualità sociale originata dal regime di fabbrica.
L'azione di resistenza e di conquista rivolta a tutelare e migliorare la condizione di lavoro acquista quindi un ruolo prevalente, che influenza a sua volta la struttura e le finalità dell'associazionismo operaio.
Mentre le società di mutuo soccorso forniscono un sostegno sempre più esplicito e diretto alle rivendicazioni del proletariato la necessità di organizzare e dirigere le sempre più numerose vertenze di lavoro porta alla nascita e alla diffusione delle "leghe di resistenza", costituite su base aziendale o territoriale, che si rendono protagoniste di vivaci, e spesso vittoriosi, conflitti con i datori di lavoro.
Per dare maggiore continuità e coordinamento ad un'iniziativa che peccava spesso di improvvisazione nascono le “camere del lavoro”, punto di raccolta e di riferimento per tutte le organizzazioni operanti su un'area che di norma coincide cson i confini comunali.
Prima in Piemonte e tra le prime in Italia, la Camera del lavoro di Torino viene costituita alla fine del 1891, al termine di una fase preparatoria che ha impegnato per 2 anni un comitato costituito da 30 società operaie (poi salite a 69), per lo più di mutuo soccorso.
Nel delineare i caratteri della nuova struttura i promotori si sono ispirati al modello delle “bourses de travail” francesi, la cui funzione prevalente consiste nel promuovere l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e sorvegliare l'applicazione della legislazione a tutela dei prestatori d'opera.
L'enfasi posta sulla natura prevalentemente tecnica e sulla utilità generale della sua funzione (argomento ricorrente nella fondazione delle camere del lavoro di fine Ottocento) assicura alla Camera del lavoro di Torino un'accoglienza complessivamente favorevole, testimoniata dalla concessione di un sussidio economico da parte dell'amministrazione comunale.
Uguale fortuna non tocca alle altre camere piemontesi, nate all'alba del nuovo secolo sull'onda della ripresa operaia dopo la stretta repressiva seguita ai tumulti di Milano del maggio 1898.
Ad alimentare la diffidenza e l'ostilità delle classi dirigenti è il dichiarato intendimento di contribuire allo sviluppo di un già sperimentato movimento di resistenza (come nel caso dell'organizzazione biellese nata a metà del 1901) o la evidente connotazione politica impressa dall'impegno dei circoli socialisti locali, decisivo nella costituzione, anch'essa risalente al 1901, delle camere di Asti, Alessandria e Novara.
Questa fase si conclude, l'anno seguente, a Cuneo, centro di una zona agricola e conservatrice dove la mancanza dei prerequisiti favorevoli trova compenso nell'impegno di Saverio Francesco Derfner, un ferroviere trasformatosi in abile e tenace propagandista grazie alla lunga militanza nel sindacato genovese.
Fonte: Storia e Cultura Industriale
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