sabato 8 gennaio 2011

Perchè Torino ed i Torinesi dovrebbero celebrare l’Unità d’Italia?

Perchè Torino ed i Torinesi dovrebbero celebrare e festeggiare il 150° dell’Unità d’Italia?

Iniziano oggi a Reggio Emilia le celebrazioni ufficiali delle manifestazioni del 150° dell’unità d’Italia con la consegna delle bandiere tricolori celebrative ai sindaci delle tre città che sono state capitali di questo stato, Torino, Firenze e Roma.

Per l’ennesima volta e siamo solo all’inizio mi tocca sentire il Capo dello Stato farci la predica, …non ne posso più, tutto il rispetto per Giorgio Napolitano per l’età e per il fatto che è il lavoro per il quale è stato eletto, ma questo non esula dal fatto che l’ormai giornaliero inneggiare al tricolore, all’unità e all’inno di Mameli, che ci toccherà ascoltare in ogni occasione, mi sembra eccessivo.

Tutto questo affanno a difendere queste celebrazioni è dovuta, unicamente, al fatto che a nessuno o quasi importa qualcosa di questa unità e poi mi si dovrebbe spiegare perché per quale motivo Torino ed i Torinesi dovrebbero festeggiare……

Eccidio di Torino, piazza San Carlo, 1864 (stampa di Giacomelli)

Il sindaco di Torino, per fortuna a fine mandato, dice che i torinesi risponderanno quando tutto sarà iniziato, come successe per le Olimpiadi, bene anche io parteciperò a molte delle mostre e manifestazioni che si svolgeranno perché di sicuro interesse, irripetibili e imperdibili, ma una cosa è visitare una mostra d’arte un’altra è festeggiare, magari, sventolando una bandierina.

Contrariamente a quanto pensato questi continui attacchi alla Lega Nord non solo non hanno alcun effetto, anzi aumenteranno i voti Padani alle prossime elezioni e la voglia di indipendenza se non di secessione.

Caro Presidente e “baciapile” vari non è ricattando la Lega <o partecipi alle cerimonie o niente federalismo> che si risolve il problema semmai è' che chi è meridionale, e con sbandamento a sinistra, non sopporta la parola federalismo e l'azione che dovrebbe svolgere se applicato.

Obbligare le regioni a far quadrare i conti al suo interno, eliminando in buona parte gli sprechi, e obbligare chi governa le regioni a subire un giudizio sull'operato svolto, questo per quanto riguarda gli amministratori. 

Mentre i cittadini, dovranno adeguarsi a rispettare le regole che in altre regioni già sono applicate e rispettate: raccolta differenziata, un più ristretto uso delle risorse della sanità pubblica, controllo vero sul pagamento capillare delle tasse, i cittadini delle regioni del sud, dovranno abituarsi a contenere nei valori reali le denunce alle assicurazioni, la veridicità degli invalidi civili o di lavoro, assunzioni a go go negli enti pubblici, morti che riscuotono la pensione...capisco che rinunciare a tutto ciò è difficile, ma fa parte del vivere civile di un popolo.

Per questo e per altre 1000 ragioni l’Italia è unita a forza ma non culturalmente e continuare a volerlo imporre, magari anche con la forza, non fa che peggiorare le cose.

Ma la cosa più strana, diciamo così, è che a farci la predica è il nostro Esimio Presidente ,che ai tempi in cui era uno dei massimi esponenti del pci, la parola Patria era tabù, alle loro manifestazioni vi erano solo falci e martelli.

Gli unici che parlavano di Patria e di Tricolore erano solo i missini di Almirante che venivano considerati dei poveri nostalgici. Per cui mi viene da pensare, da che pulpito venga la predica.
Ma il peggio sarà che vedremo tutta la nomenclatura di sinistra che si fara' vedere alle celebrazioni, tronfi, imponenti, con i labari sventolanti, con le camice rosse e le bandiere con falce e martello.

Per queste celebrazioni si spenderanno milioni e milioni, ma tanto i poveri deficienti di lavoratori del nord, degli artigiani, degli industriali, si vedranno strizzati come vecchi limoni, per ripianare il deficit fino all’ultimo euro.

Della strage di Torino e del sangue versato dai Torinesi il 21 e 22 settembre 1864 (52 morti e 187 feriti) che protestavano inermi per difendere Torino come capitale d’Italia nessuno ne parla, mai sentito il nostro Presidente che, ormai, commemora tutto e tutti parlare di questo fatto. Se fosse successo in altre regioni si sprecherebbero fiumi di parole e celebrazioni varie da parte di tutti i politici.

Che tristezza e ipocrisia.

Trascrivo un’articolo tratto dal sito Nostre Reiss che condivido…..

Sono già sono comparsi i primi cartelloni con la scritta TORINO11 per prepararci alle celebrazioni del 150° anniversario dello stato italiano. Nel 1861 infatti i Savoia terminavano la conquista, con armi proprie ed altrui, dell'intera penisola.
Un avvenimento indubbiamente gravido di conseguenze per tutti i popoli coinvolti.

La retorica letteraria risorgimentale, il nazionalismo fascista e la storia raccontata in modo spesso gravemente distorto dai libri di scuola come un susseguirsi di nobili azioni e plebiscitarie adesioni popolari hanno ridotto al silenzio le voci critiche di molti autorevoli osservatori dell'epoca, dal lombardo Cattaneo al francese Proudhon, che mettevano in guardia dal cacciare insieme a forza popoli e stati con storie millenarie, culture e mentalità tanto diverse. Ma hanno anche zittito le voci ancor più importanti delle popolazioni interessate, indifferenti quando non ostili a quegli accadimenti appena ebbero chiaro che non erano, né di fatto avrebbero potuto essere, l'atteso miglioramento delle loro condizioni di vita.

Il grido "L'Italia è fatta, ora facciamo gli italiani", tragicomico nella sua insipienza culturale, illustra con mirabile sintesi lo spirito con cui l'unificazione è stata condotta, quasi un'operazione di cucina, e spiega bene come le discrasie e le storture che ancora oggi rendono unico il caso italiano affondino le loro radici proprio negli anni che alcuni si accingono a festeggiare.
Vi è solo da sperare per l'erario e per noi contribuenti che queste celebrazioni, prima ai 100 anni ed ora ai 50, in futuro non diventino un obbligo annuale.

Molto ebbero a soffrire il Piemonte, e Torino in particolare, nei primi anni 'unitari'.
La città, da secoli capitale laboriosa, ordinata e civile, si vide d'un tratto asportare l'intero apparato amministrativo statale e le industrie ad esso collegate, nate e nutrite dalla sua storia e dalla sua cultura, piombando così in una crisi senza precedenti.
Un compenso invero la città lo ebbe e fu la sanguinosa repressione delle sue pacifiche manifestazione di protesta.
Dopo due giorni di massacro indiscriminato (21-22 settembre 1864, governo italiano Minghetti) si contarono in piazza San Carlo 52 morti e 187 feriti. Il fatto è ricordato da una piccola lapide posta qualche anno fa sul luogo dell'eccidio dal Comune di Torino solo dopo le reiterate insistenze di un'Associazione culturale piemontese.

Il trasferimento della capitale segnò l'inizio di un'interminabile lista, tutt'ora aperta, di attività, enti istituzionali, centri di ricerca scientifica, uffici ed iniziative industriali e culturali trasferite dal Piemonte, dov'erano nate e si erano sviluppate, altrove.

Celebrazioni TO11

L'amministrazione comunale di Torino è pronta all'azione.
Ci attendono manifesti su tram, muri e portici, spot radiotelevisivi, siti internet dedicati, opuscoli, bandierine, inni, scolaresche per strada, discorsi ed altro ancora.
Ma gli animi restano freddini a causa dei molti nodi venuti al pettine nel corso dei 150 anni "unitari" in questione e inoltre si temono nuovi bilanci in rosso stile olimpiadi e sperperi da ripianare con denaro pubblico.

Queste celebrazioni non devono risultare uno stucchevole e costoso coro all'unisono che ignori le gravi storture e le nequizie che hanno accompagnato quegli avvenimenti e di cui tuttora, come molti avevano previsto, si sopportano le conseguenze.
La verità storica ripudia gli abbellimenti, la retorica e le omissioni. Tacerla nella sua completezza è un facile modo per impedire ogni cambiamento.

Dopo 150 anni l’unica cosa certa è che l’Italia è (mal)fatta, gli Italiani no, con buona pace di tutti…e ancora non ho trovato una risposta alla domanda “perchè Torino ed i Torinesi dovrebbero celebrare l’Unità d’Italia?”

    Mirò


p.s. scusate lo sfogo ma non avrei retto tutto l’anno senza esprimere la mia opinione sull’argomento, anche se avevo promesso di non farlo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti per l'articolo, con correttezza ha detto le cose che pensano migliaia di persone. Se avesse la possibilità faccia un sondaggio su chi è favorevole o contrario.
Grazie

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