Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 7°, il Piemonte ed i Romani.
I primi rapporti con i Romani si hanno con la prima guerra punica (che inizia nel 264 a. C.) e sono subito burrascosi. Le popolazioni del Piemonte si schierano con i Cartaginesi, ed i Romani rispondono con varie puntate offensive in Piemonte. Dopo aver battuto gli Insubri e conquistato parte dell'area lombarda del loro territorio (anni che vanno circa dal 225 a. C. al 220 a, C.), fondano le colonie di Cremona e di Piacenza, nel 218 a. C.
Nello stesso anno Annibale attraversa le Alpi e porta la guerra in Piemonte, dove i Taurini si oppongono al suo passaggio e vengono sconfitti, mentre le altre tribù piemontesi appoggiano l'azione cartaginese. Alla fine della seconda guerra punica, nell'anno 201 a. C, può riprendere l'azione di penetrazione dei Romani verso il Piemonte, che capita con modalità e tempi diversi nelle tre aree di cui abbiamo detto.
Le regioni del nord est piemontese, dopo un tentativo di resistenza militare, intorno al 195 a. C. senza frutto, trovano il modo di accordarsi con i Romani sottomettendosi ma mantenendo una larga autonomia. I ceti alti gallici cominciano ad acquisire la cultura romana, mentre funzionari e commercianti romani si trasferiscono sul territorio. Inizia così una latinizzazione dell'area, che però non riguarda la maggioranza della popolazione. In particolare le zone più occidentali dell'area, quelle piemontesi, restano piuttosto marginali al fenomeno. La cultura latina poi, si mescola ma non sostituisce la cultura locale.
Le aree a sud del Po, abitate dai Liguri, sono quelle in cui l'occupazione inizia in modo più traumatico. Anche se in Piemonte non ci sono i massacri di Liguri come invece si verifica nella Liguria e nelle Alpi apuane, l'ostilità delle tribù è maggiore, e il fatto che ogni tribù agisca per sé complica le cose.
La prima città piemontese fondata dai romani è Dertona (l'attuale Tortona) negli anni dopo il 176 a. C. anno in cui alcune terre vengono assegnate ai veterani romani. Si tratta ancora di aree ristrette del Piemonte orientale. Nell'anno 148 a. C. viene aperta la via Postumia che collega Genova all'Adriatico e passa nella valle Scrivia e si sviluppa il centro di Libarna (Serravalle Scrivia). Un notevole sviluppo di centri urbani si ha a partire da 125 a. C. Si tratta però di precedenti villaggi liguri, che continuano ad essere abitati da Liguri, e alcuni di questi mantengono anche il loro nome ligure. Tra i più noti Hasta (Asti) Carreum (Chieri). È il periodo in cui inizia e si sviluppa la coltivazione della vite sulle colline.
Il Piemonte nord occidentale rimane a lungo estraneo alla penetrazione romana, con qualche minacciosa puntata e molta cautela. Il primo scontro è con i Salassi nel 143 a. C. che riescono a sconfiggere i Romani. Le ostilità continuano fin quando i Romani riescono ad ottenere il controllo del bacino aurifero vicino a Biella. È solo nel 100 a. C. che i Romani riescono a fondare una colonia nel territorio conquistato ai Salassi. Si tratta di Eporedia (Ivrea) in concomitanza con l'assegnazione di terre ai veterani. Pare che in questo periodo i Taurini cerchino di fare accordi con i Romani.
A Roma il Piemonte viene descritto da reduci e mercanti come una terra assolutamente inospitale, fredda e selvaggia, disseminata da lande deserte e foreste impenetrabili, abitata da gente testarda ed ostile. In questo primo periodo, Roma sta puntando il suo interesse verso il mare Adriatico e non verso le Alpi ed i suoi passi. Qualche colonia romana viene successivamente fondata su parte delle terre occupate, a partire dal 150 a. C. circa, ma le due civiltà rimangono, in sostanza, mutuamente estranee. Al momento, per i Romani, la strada importante verso le Gallie è quella costiera.
Il Piemonte sotto il controllo di Roma non è, comunque parte dell'Italia romana, ma viene considerato una provincia con una organizzazione politica differente. Solo nell'anno 49 a. C. viene varata una legge per l'estensione della cittadinanza romana agli abitanti della Gallia cisalpina, e nel 43 a. C. le città diventano municipi nell'organizzazione politica romana.
Questo però si riferisce solo alle pianure e parte delle colline, in quanto gli abitanti delle vallate alpine restano estranei a questi processi, e del resto non sono stati ancora sottomessi a Roma. I Salassi sono ancora in grado di far pagare un tributo ai Romani per l'attraversamento del passo del Gran San Bernardo. Solo negli anni intorno al 25 a. C. i Salassi sono sconfitti e sottomessi.
Anche Cesare, per utilizzare il colle del Monginevro nel 61 a. C., transitando verso la Spagna, deve fare accordi con gli abitanti dei due versanti. Il re Donno, in Valsusa, fa accordi con Cesare e suo figlio Cozio, che mantiene la sovranità sul territorio, lo governa in nome di Roma, ma è riconosciuto Rè dalle tribù. Susa diventa una città di stile romano e costruisce l'arco di Augusto in segno di romanizzazione pacifica, ma amministrativamente rimane una città gallica. L'area sarà integrata nell'impero solo nel periodo di Nerone, alla morte dell'ultimo dei Cozii.
Comunque gli abitanti delle vallate alpine non diventano cittadini romani, in quanto i confini vengono stabiliti allo sbocco delle valli (per esempio, verso la Valsusa, ad Avigliana).. Nel periodo si hanno testimonianze di famiglie di imprenditori veneti che si trasferiscono in Piemonte.
La romanizzazione interessa soprattutto le città, mentre nella campagna procede molto lentamente ed è quasi assente nelle vallate alpine, dove la precedente cultura celtica e celto-ligure rimane la prevalente, ed in qualche zona l'unica. La vita economica e sociale comunque progredisce fin verso la fine del secondo secolo dopo Cristo, e porta alla bonifica del territorio là dove è ancora paludoso, alla riduzione del terreno incolto, alla costruzione di acquedotti e strade, canali di irrigazione e di bonifica. In questo periodo il Piemonte gode di una certa indipendenza e di una cera prosperità. Viene solo marginalmente interessato dalle guerre civili che si hanno alla morte di Nerone.
Tutto ciò che è romano penetra assai difficilmente e lentamente tra le popolazioni piemontesi. Il Piemonte, dopo l'istituzione delle municipalità, mantiene una certa indipendenza amministrativa nei confronti dell'Impero. Nell'epoca di Augusto si hanno notizie di Augusta Taurinorum (Torino), sulla cui fondazione non vi sono notizie certe, né sulla probabile esistenza di un precedente centro Celto-Ligure. All'epoca Torino conta circa 5000 abitanti.
Una vera romanizzazione organica del territorio inizia solo dopo la morte dell'imperatore Nerone e la successiva guerra civile (intorno al 70 d.C.). Questo si verifica a causa di un gran numero di veterani dell'esercito romano che, lasciato il servizio, che vengono sistemati in Piemonte. La lingua Celto-ligure fà da base ad una evoluzione data dall'assorbimento degli elementi latini nel lessico e nella struttura. Buona parte della lingua Latina viene adattata al modo di parlare locale. Il Piemontese inizia a formarsi quindi come lingua neolatina.
Va notato che il centro della cultura latina continua però ad essere lontano, non solo fisicamente. I veterani a cui vengono assegnate terre in Piemonte non sempre sono di cultura naturale latina, ma provengono più facilmente da diverse parti dell'impero. Elementi culturali celto-liguri permangono, senza influenze latine, in particolare verso le montagne, nelle valli che non portano a valichi importanti (valli di Cuneo, Lanzo, Canavese, etc.).
Sorgono nuovi centri che assumono un carattere romano, mentre altri rimangono con caratteristiche preromane. Toponimi in -ano indicano la derivazione da un nome gentilizio romano (Reano, Alpignano, Orbassano, Avigliana, etc.).
Data la crescita della popolazione rurale (assegnatari veterani di terreni) molte terre incolte sono messe a coltura.
L'utilizzo di sistemi di irrigazione e di imbrigliamento delle acque permette una buona produzione di foraggio e dunque uno sviluppo dell'allevamento di bestiame. Buona la produzione di legname e l'artigianato del legno, mentre la regione produce anche una discreta quantità di minerali (non solo ferro e rame, ma anche oro ed argento). Le strade, essenziali per l'Impero, vengono sistemate o rifatte.
Permane comunque una notevole differenza fra le aree pianeggianti, città e valli di Susa e Aosta, con il resto delle aree montane e di campagna.
Fino alla fine del secondo secolo dopo Cristo il Piemonte gode di una certa tranquillità. L'agricoltura viene sviluppata e modernizzata. Non si formano grandi latifondi come in altre parti dell'Italia e si introducono o sviluppano nuove coltivazioni ed i castagni cominciano a sostituire, nelle zone collinari e prealpine, gli alberi d'alto fusto. Già molto coltivata la vite, si coltiva anche l'olivo. Crescono le attività artigianali ed in particolare la lavorazione del legno. Sviluppata è anche l'attività mineraria.
A partire dalla fine del secondo secolo inizia una grave crisi economica e demografica in tutta Italia. È anche il periodo di generali che che per qualche periodo tolgono il controllo sul Piemonte a Roma, ed il periodo di epidemie che spopolano le campagne sempre più povere.
La riforma di Diocleziano stravolge l'ordinamento politico e toglie le autonomie municipali, aggrava la crisi delle campagne e favorisce il formarsi di latifondi, riducendo i contadini a livello di servi. Nasce una vasta provincia nell'Italia settentrionale che include quasi tutto il Piemonte, sempre escludendo le vallate alpine, ad eccezione di Susa.
Negli anni 311 e 312 d. C. il Piemonte è interessato dalla guerra civile fra Costantino e Massenzio. Costantino prevale e sposta in Piemonte gruppi di Sarmati che secondo alcuni hanno il compito di rafforzare le difese dei passi alpini, ma che sicuramente hanno anche lo scopo di ripopolare la regione, che ha perso parecchi abitanti.
Una colonia di dalmati è già presente nell'area che diventerà la città di Torino. Tutto questo provoca un nuovo apporto etnico e linguistico, nonché contrasti causati da differenze di costumi e tradizioni. Queste popolazioni sono molto poco romanizzate, ed inizia un graduale offuscamento di quella che era la tradizione civile romana.
Cominciano a notarsi segni di dissolvimento del sistema romano. Lo stato è diventato pesantemente burocratico, le strade sono in condizioni disastrose. Una certa ripresa economica si ha con lo spostamento della capitale dell'impero d'occidente a Milano, ma questo accentua anche la differenza fra territori strategicamente importanti e territori di minor interesse, fra città e campagne.
Mirò
I link a tutti i capitoli si trovano nel post introduttivo alla Piccola Storia del Piemonte.
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