Antica usanza tra il sacro e il profano che si svolgeva o si svolge tutt’ora ma in forma molto più soft e che in qualche modo anticipa l’inizio del periodo del carnevale a Cumiana e dintorni.
La calza (o la gamba) di San Sebastiano non è una reliquia, ma nella sua forma dialettale, che è poi quella che l'ha conservata e veicolata nel tempo, fino ad alcune decine di anni fa, essa era l'espressione di una singolare tradizione del territorio cumianese che aveva luogo la vigilia della festa del santo, il 20 gennaio, data che per certi versi segnava l'inizio dei festeggiamenti per il carnevale.
Si trattava di una "divertente" usanza praticata soprattutto nelle frazioni, dove la cultura contadina era più pregnante, e considerando proprio questo contesto culturale, il periodo in cui aveva luogo e la valenza simbolica del suo svolgimento e dei suoi protagonisti, si può supporre che essa fosse una memoria adattata e cristianizzata di culti e di riti legati al ritorno della bella stagione ed alla fertilità.
Il suo svolgimento seguiva una specie di canovaccio o di ritualità molto precisa nella prima parte, mentre la conclusione era lasciata all'inventiva (a volte molto discutibile) degli interpreti. Costoro erano in genere dei giovani ( nel passato più lontano, solo ragazzi) che quella sera si radunavano per andare nelle case dove avevano luogo le "vià" (specie di veglie ma di breve durata, il tempo di una pipata o di alcuni giri di maglia o di rammendo, a volte dopo la recita del rosario, ed effettuate soprattutto nella stalla), scegliendo possibilmente quelle frequentate da ragazze.
Senza annunciarsi, essi intimavano dall'esterno, modulandolo a canzone, una specie di ordine, che pur con differenze tra frazione e frazione, suonava così : Vioire, vioire / andè a dormi / a l'è San Bastian ch'a lu cumanda /se vole pa crej / vardè si la gamba (ragazze/donne che fate la veglia, andate a dormire /è San Sebastiano che lo comanda e se non volete crederci / guardate qui la gamba.). A questo punto spalancavano la porta, o le vioire dall'interno l'aprivano, e buttavano dentro la "gamba".
Questa, di norma, era una lunga calza o una gamba dei pantaloni, in genere riempita di cose buone: salami, frutta, dolci, uova, e pertanto si faceva a gara ad acchiapparla e non solo tra i bambini. Naturalmente il tutto veniva poi condiviso in allegria. A volte per scherzo o per vendicarsi di qualche affronto, la gamba veniva invece riempita con cose decisamente meno gradevoli (si lascia al lettore immaginare il contenuto...) per poi farla volutamente arrivare tra le braccia della vittima destinata, spesso giovani donne ritenute con brutto carattere.
In qualche località si riteneva pure che l'afferrare la gamba da parte di una ragazza non ancora impegnata, fosse di buon auspicio per il suo futuro sentimentale. A Cumiana, da più di due secoli, svolge un ruolo importante sotto l'aspetto religioso ed assistenziale, una confraternita dedicata ai Ss. Rocco e Sebastiano, con una sede nei pressi dell' imponente chiesa del capoluogo. Ufficialmente non risultano connessioni tra la tradizione popolare e l'attività di questa storica confraternita, ma la scelta caduta su S.Sebastiano, potrebbe essere anche stata suggerita dalla familiarità del santo in questo territorio.
Mirò
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