mercoledì 23 marzo 2011

Cartiere Burgo, azienda cuneese leader dal 1905

Le origini delle Cartiere Burgo sono strettamente legate all'introduzione e allo sviluppo dell'energia elettrica nel cuneese. Infatti, il fondatore, Luigi Burgo, specializzato in ingegneria elettrotecnica all'Università di Genova e laureato a Londra presso la Institution of Electrical Engineers, diventa socio della Società Imprese Elettriche Alimonda – Burgo & C. che rappresenta in Liguria, Piemonte ed Emilia la Compagnia Svizzera Thury, produttrice di macchinari e attrezzature per la produzione di energia elettrica.

imageÈ un capotecnico dell'Alimonda, Tommaso Toesca, a chiedere a Burgo di "far sorgere un impianto della luce a Verzuolo", suo paese d'origine, allora illuminato da 19 fanali a petrolio.

Per soddisfare questa richiesta, Burgo provvede all'acquisto di un mulino dismesso a quattro palmenti in grado di alimentare le turbine. Così, nel 1902 Verzuolo ha l'illuminazione elettrica, ma la piccola centrale necessaria a produrla risulta largamente sottoutilizzata, soprattutto nelle ore diurne, quando i fanali stradali sono spenti.

Per evitare questo "spreco" di energia prodotta, che sembra non interessare le industrie locali, dotate ciascuna di un impianto autonomo con turbina idraulica per sfruttare l'abbondanza di acque, Burgo è quasi obbligato a individuare una qualche
attività in grado di saturare la produzione della centrale.

La scelta cade sull'industria cartaria, considerata congeniale alle caratteristiche del territorio, anche come alternativa all'industria serica, ben rappresentata ma in progressivo declino. A far pendere l'ago della bilancia verso questo settore è anche la conoscenza di una ditta svizzera, la De Morsier, che produce macchine per l'industria cartaria e che è in relazione d'affari con la Thury.
La
"Cartiera di Verzuolo Ing. L. Burgo & C." nasce ufficialmente il 27 giugno 1905 come società in accomandita semplice, grazie all'apporto, oltre che di Burgo, di altri 18 sottoscrittori.

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La previsione di poter utilizzare l'energia prodotta in eccesso si rivela ben presto inadeguata, anche perché le piccole macchine compatibili con la potenza dell'impianto non garantiscono all'impresa nessun futuro. Per avere speranza di successo occorre dotarsi di macchinari più complessi e pesanti, ma che necessitano però di una potenza ben più elevata.
Nell'estate del 1906 entra così in funzione la prima
macchina continua (continua uno), lunga 35 metri con tela di metri 1,85, e in grado di produrre giornalmente 50-60 quintali di carta monolucida da impacco.

Inizia da questo momento la progressiva espansione della cartiere Burgo, caratterizzata dalla costruzione di centrali elettriche adeguate (Venasca e successivamente Calcinere), dall'acquisto di altre cartiere minori e di aziende sussidiarie, sino all'acquisizione di due importanti complessi produttivi come la fabbrica di cellulosa di Pöls (Austria) e la Cartiera Pirola di Corsico (MI). Il tutto supportato da continui aumenti di capitale.
Con queste e altre minori acquisizioni, agli inizi degli
anni Venti la cartiera Burgo è ormai diventata un colosso, leader italiano del mercato della carta per giornali, della quale esporta anche 250 vagoni al mese nella vicina Francia.

Oltre alle maggiori testate italiane, come Il Corriere della Sera e La Stampa, Burgo fornisce anche il Petit Parisien e la Tribune de Saint Etienne. Verzuolo continua ad essere il centro produttivo più importante, ma non è più esclusivo. Dei 400.000 quintali annui di carta prodotta solo 100.000 provengono da tale località.
Le dimensioni raggiunte e la ramificazione delle attività, rendono obsoleta la formula della società in accomandita, suggerendone la trasformazione in società per azioni.

Vinta la resistenza dell'ingegner Burgo, accordando un voto plurimo alle azioni da lui possedute, in modo che il controllo della società rimanga sempre nelle sue mani, nel settembre 1924 nasce la "Società Anonima Cartiere Burgo", che nel 1929 viene quotata alla Borsa di Milano.

Negli anni intercorrenti tra la trasformazione societaria e la seconda guerra mondiale l'
azienda rafforza la sua posizione sul mercato italiano riuscendo a superare gli effetti della Grande Crisi. Nel 1934 viene raggiunto il traguardo di un milione di tonnellate prodotte.

La cartiera Burgo è ormai un vero e proprio "impero" che, come tale, non può più essere controllato da una posizione periferica. Di qui la decisione di trasferire la Direzione Centrale di Verzuolo, assieme all'Ufficio Vendite sino ad allora dislocato a Milano, a Torino .
Inizialmente gli uffici torinesi si collocano al primo piano dell'
edificio situato all'angolo di via Santa Teresa con via Roma, sopra la Galleria San Federico, dove rimangono sino al 1940, anno in cui avviene il trasferimento nel Palazzo Ceriana di Piazza Solferino.

In questo momento la Burgo conta oltre diecimila dipendenti, e ha avviato numerose iniziative collaterali, come le Società Cellulosa d'Italia (CELDIT) e Cellulosa nazionale (CELNA), l'Istituto Sperimentale per la Pioppicoltura di Casale Monferrato e il Laboratorio Sperimentale Centrale di Torino.

imageLa guerra ha per la Burgo le stesse conseguenze della maggior parte delle aziende italiane. I bombardamenti provocano continue fermate della produzione che scende precipitosamente: se nel 1941 è ancora di 1.250.000 quintali, nel 1946, primo anno intero di pace, non supera i 530.000 quintali. Solo nei primi anni Cinquanta si recuperano i maggiori livelli produttivi dell'anteguerra.

La guerra ha, però, anche un'altra conseguenza, comportando la definitiva fuoruscita di Luigi Burgo dagli organi decisionali dell'azienda.
Alla
liberazione, infatti, la Giunta Regionale di Governo per il Piemonte nomina una Commissione Straordinaria di Gestione, della quale non fa parte il fondatore, che fra l'altro è deferito all'Alta Corte di Giustizia, nel quadro dei processi di epurazione del periodo.
Condannato in prima istanza, Luigi Burgo viene successivamente assolto in appello, ciò nonostante non riesce più a rientrare negli organi direttivi dell'Azienda.

Si viene così a determinare una situazione di contenzioso fra l'azienda e il suo fondatore, destinata a durare sino al 1953, e conclusasi con la rinuncia di Burgo all'uso di voto plurimo che gli è consentito dalle azioni in suo possesso, e contemporaneamente con la sua nomina a presidente onorario a vita della società.

Gli anni che intercorrono tra la fine della guerra ed oggi vedono la cartiera Burgo destreggiarsi con abilità attraverso i ricorrenti
cicli economici, i periodi di crisi e quelli di espansione, aiutata in questo da una notevole stabilità dell'azionariato e del management.

In oltre un secolo di vita, i primi quarant'anni sono caratterizzati dalla guida di Luigi Burgo, i successivi quaranta vedono al timone dell'impresa la famiglia Adler, e per altri venti, che sono seguiti, l'impronta è quella data da Giuseppe Lignana.

imageCome tutte le grandi imprese in questi anni l'azienda è interessata da ricorrenti operazioni di acquisto, vendita,fusione, incorporazione, scorporo, dismissione,aumento di capitale, investimento o, al contrario disinvestimento, condotte quasi sempre con notevole abilità e tempestività.

In questo quadro, la Direzione generale è ripetutamente oggetto di vantaggiosi trasferimenti: a Torino, da Palazzo Ceriana in piazza Solferino nell'edificio di nuova costruzione in corso Matteotti, e infine nella sede progettata da Oscar Niemeyer a San Mauro Torinese.
L'azienda presenta un unico punto debole, ripetutamente sottolineato da
Mediobanca, azionista e consigliera della Burgo: la mancanza, nella compagine azionaria, di un partner industriale.

Le azioni Burgo, infatti, sono detenute per la maggior parte da prestigiosi enti bancari e aziende italiani, che però non hanno esponenti del mondo cartario.

Questa situazione è superata definitivamente nel 2004, con l'acquisizione da parte del
Gruppo Marchi, già proprietario di numerose cartiere, del pacchetto di maggioranza relativa (48,3%). Attualmente, altri partner dell'azienda sono Mediobanca, Assicurazioni Generali, Italmobiliare, Capitalia Merchant, Efibanca, Palladio.

     Mirò

Fonte: Storia e cultura dell’industria

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