I Culers, o fuochi fatui, sono una di quelle credenze popolari molto in voga nelle campagne a cavallo tra il 1800 e il 1900, in questo caso la zona è quella del basso Pinerolese.
Del Culers o Cules, o Culeis o Culaess, secondo le differenze di pronuncia riscontrabili nel pinerolese, si parla sempre meno, eppure fino a non molti anni fa, considerando i racconti popolari soprattutto della tradizione contadina, esso era una delle insidie notturne estive più temute e più irrobustite da credenze e fantasie.
Proprio per questa diffusione e familiarità, ne risentiva la stessa identità del Culers che oltre ad essere il fuoco fatuo - la sua identità originale e più genuina - venne inteso pure come un volatile notturno, una particolarità di alcuni tronchi, un fenomeno ottico di rifrazione del chiarore lunare, ecc.
Ma in che cosa consisteva (e consiste!), effettivamente, questa misteriosa creatura della notte? La risposta è molto breve: una fiammella biancastra o giallina che di solito sosta, quasi immobile, a poche decine di centimetri da terra ma che può spostarsi sull'istante, approfittando del vuoto d'aria che crea il movimento di chi si avvicina o si allontana da essa.
Proprio questo suo accompagnarsi allo spostamento d'aria, dando così l'impressione di venire contro o di seguire qualcuno, fu interpretato in alcuni casi come un'espressione di volontà, quasi che dietro o nella fiammella stessa si celasse uno spirito, un'entità, con tutto ciò che ne conseguiva.
Molto più semplicemente, il Culers invece non è che il prodotto di una combustione di gas, originatisi da sostanze organiche in decomposizione e favorite in questa reazione chimico-fisica da particolari condizioni di calore e dalla presenza di terreni umidi. Non essendo poi visibile alla luce diurna, ma solo di notte quando il buio rinforza già di per sè le paure di fronte alle cose sconosciute, questo fenomeno naturale si ritrovò così a dare forma e sostanza a paure e credenze che venivano da lontano.
Il fatto inoltre di essere notato in vicinanza di cimiteri o nei medesimi, almeno questa era una delle insistenze narrative (peraltro anche giustificabili), il Culers venne ritenuto pure una possibile manifestazione delle anime dei defunti, per dimostrare una loro continuità di vita o perchè dannate, costrette a questo vagabondare notturno come espiazione dei loro peccati.
Oltre alle comuni identificazioni ed ambientazioni, a Buriasco si riteneva che esso fosse il riflesso o il riverbero della luce lunare sul legno tagliato di una "verna"(ontano), albero che cresce lungo i fossi; mentre, a Cumiana, quest'effetto luminoso si produceva sul legno del "morè" (gelso) quando il sole nella giornata era stato particolarmente caldo. In Val Noce ed in Val Chisola, infine, anche i ceppi dei grandi alberi, tagliati ormai da tempo, potevano dar origine ed alimentare questa tenue fiammella, quando cominciavano a decomporsi al loro interno.
Mirò
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