mercoledì 27 aprile 2011

Piccola Storia del Piemonte 16/58 - I primi Signori del Piemonte

Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 16,  I primi Signori del Piemonte.

La storia medioevale del Piemonte è estremamente complessa. Un suo riassunto non può essere che approssimativo e senz'altro impreciso. Abbiamo visto come nel 887 abbia termine il Sacro Romano Impero, e si formino i cinque regni di Francia, Provenza, Borgogna, Germania ed Italia. I rispettivi Rè vengono eletti dai Nobili, ma ovviamente, la cosa non è pacifica almeno per quanto riguarda Italia e Borgogna, dove i Rè non hanno comunque un effettivo potere, tale da far prevalere la loro supremazia sugli altri Signori. Nelle città, in mancanza di altre autorità, i Vescovi assumono un notevole potere anche civico, e custodiscono la cultura. I nobili stanno di solito fuori dalle città e consolidano il loro potere sulle campagne.

I nobili signori italiani eleggono a Rè d'Italia il nobile Berengario (primo), ma vi sono altri pretendenti che tentano con la forza di far valere i loro presunti diritti. Questi sono Guido di Spoleto, Ludovico di Provenza e Rodolfo di Borgogna.

Sacra S. MicheleGuido di Spoleto occupa prima Ivrea e poi Torino, si dichiara Re d'Italia e costituisce la marca di Ivrea, che comprende praticamente tutto il Piemonte e parte della Liguria e la affida al suo vassallo Anscario, un franco. Nel 891 viene effettivamente riconosciuto ed incoronato Rè.

Il Marchese dovrebbe essere un funzionario del Re, ma data l'estensione della Marca, acquista un notevole potere e tende a fondare una dinastia ereditaria, appropriandosi dei diritti concessi. Infatti Anscario ha il figlio Adalberto che eredita la Marca di Ivrea e che a sua volta ha un primo figlio, Berengario (secondo) e, dalla seconda moglie un ha secondo figlio Anscario (secondo). Il marchese si firma "Marchese in Italia", titolo che verrà rivendicato successivamente anche dai Savoia.

Berengario diventerà Rè d'Italia, ma più tardi, perché nel frattempo viene eletto Rè Ugo di Provenza, che elimina Anscario (secondo) e costringe Berengario (secondo) a riparare in Germania. Il Re tenta di ridurre il potere del Marchese smembrando la Marca in quattro parti.

Una parte va a costituire la Marca di Torino, di cui viene investito il franco Arduino Glabrione, un'altra la Marca del Monferrato, affidata al franco Aleramo, una terza la Marca di Liguria, che in Piemonte comprende il territorio di Tortona , affidata al longobardo Oberto. Rimane la marca di Ivrea che resta agli Anscarici, ma con sempre minor importanza. Nonostante questa operazione, tutti i titolari di queste marche, dopo aver esteso i loro domini, fonderanno dinastie ereditarie.
Dopo Ugo diventa Rè suo figlio Lotario e Berengario (secondo) ne diventa il consigliere. Alla morte di Lotario (nel 950) diventa Rè Berengario secondo.
La Marca di Ivrea passa al figlio Adalberto, poi a Guido Corrado e quindi, nel 989, passerà al cugino di questi, Arduino.

Tra vecchi nobili, famiglie diventate potenti che ottengono investiture in cambio di appoggi e Vescovi, la mappa del potere si fà frammentaria. Gli intrecci matrimoniali che si sono verificati rendono facili le contese su diritti ereditari, le lotte sono continue. In Italia interviene il Rè di Germania Ottone I, chiamatovi dalla vedova di Lotario, che si sente defraudata, e dal Papa. Il potere di Berengario secondo scompare, battuto da Ottone I nel 956. Lo stesso Ottone diventa Re d'Italia e unisce la corona d'Italia a quella germanica.

In questo contesto assumono moltissima importanza e potere i Vescovi delle curie piemontesi, che hanno giurisdizione su vastissimi possedimenti, frutto di donazioni nel tempo, e che hanno il controllo di molte attività cittadine, sempre più prospere, derivanti da incarichi e consuetudini precedenti. Fra queste le "immunità" corrispondono al diritto di amministrare controversie e mantenere l'ordine senza intervento del potere civile. Larghe parti del territorio delle marche viene così sottratto al controllo del Marchese. L'appoggio del sovrano, che tenta comunque di mantenere i Vescovi sotto controllo, favorisce l'espansione del loro potere.

Arduino, marchese di Ivrea dal 989, si trova alla testa di una Marca nella quale gran parte del territorio sta passando sotto controllo vescovile. Arduino tenta di riprendersi il controllo di vari territori ed i relativi diritti. Si trova in lotta contro il Vescovo di Vercelli, il Vescovo viene ucciso, Arduino viene scomunicato e si trova contro anche l'imperatore Ottone III, ma continua a governare appoggiato da una serie di Vassalli che sono stati da lui gratificati di beni sottratti alle curie.

Alla morte di Ottone III, Arduino, grazie a questi sostenitori, riesce a farsi eleggere Re d'Italia nel 1002. Ma il nuovo sovrano tedesco Enrico II interviene e lo sconfigge. Arduino si rifugia in montagna, ma continua a fare il Re, emanando leggi, battendo moneta ed intervenendo militarmente in varie situazioni. Suo acerrimo nemico è il Vescovo di Vercelli Leone, ma nemici suoi sono anche i Vescovi di Ivrea e di Novara.

Nel 1014 tenta anche di fermare Enrico II che va a Roma a farsi incoronare Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, che comprende Italia e Germania. Arduino non riesce a battere i Tedeschi e dunque regna effettivamente solo dal 1004 al 1013 e muore nel 1015.
La marca di Ivrea viene presa da Olderico Manfredi (1034) discendente di Arduino Glabrione, che espande così la marca di Torino. La figlia di Olderico Manfredi, Adelaide si trova ad ereditare la Marca dal padre, rimane quindi ripetutamente vedova, ma l'ultimo dei mariti è Oddone, figlio di Umberto Biancamano, (di cui diremo) che è Conte della Savoia, della Maurienne e della Tarantaise. Vedremo di seguito cosa questo implicherà per il Piemonte.

Intanto, nel Piemonte meridionale, sta nascendo quello che sarà il Marchesato di Monferrato, che avrà grande importanza nella storia del Piemonte. La prima casata titolare del Marchesato è quella degli Aleramici, dal marchese Aleramo capo stipite, le cui origini sono piuttosto oscure, al di là delle leggende. Ciò che è attestato da documenti è che si tratta di un figlio di un non meglio identificato Guglielmo, venuto in Italia al seguito di Guido di Spoleto.

Aleramo si distingue nella difesa di Acqui dai Saraceni nel 939 e viene investito Conte di alcuni territori. Divenuto Marchese come visto, muore nel 991 lasciando due figli Anselmo e Oddone. La marca viene gestita insieme dalla famiglia anche dai figli di Anselmo e Oddone, fino ai primi anni del secolo XI, quando viene suddivisa. Dai figli di Oddone verranno i Marchesi di Monferrato, mentre da quelli di Anselmo discendono i Marchesi di Savona.

Uno dei figli di Anselmo, Bonifacio, si costruisce una buona posizione nell'area più devastata dai Saraceni e quindi chiamata "il Vasto". Ritroveremo più tardi questo Bonifacio del Vasto. Uno dei figli di Bonifacio, Manfredi, darà origine al Marchesato di Saluzzo, mentre altri figli continueranno a portare il titolo di "Marchese", ma saranno titolari di diritti su territori non rilevanti.

In effetti il titolo di Marchese un po' alla volta cessa di rappresentare un funzionario imperiale che espleta una carica pubblica in nome dell'Imperatore, ma diventa sempre più un titolo ereditario sostenuto solo dai possedimenti personali, magari sottratti alla proprietà demaniale, con una accettazione più o meno formale dell'autorità imperiale.

     Mirò


Tutti i link ai capitoli li trovate nel post di introduzione alla Piccola Storia del Piemonte

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