giovedì 2 giugno 2011

Piccola Storia del Piemonte (20/58) - I cambiamenti della società dopo l'anno 1000

Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 20,  I cambiamenti della società dopo l'anno 1000

A partire dai primi anni dopo il 1000, ed in qualche caso anche prima, l'agricoltura si sviluppa molto e si assiste ad una rapida crescita demografica. Cambia il rapporto fra i contadini ed il signore delle terre, e a poco a poco scompare la categoria dei servi della gleba in condizioni di schiavitù pratica, sostituita da contadini che prendono in affitto le terre su cui lavorano e le fanno prosperare.

I Signori, da parte loro, non si occupano più in modo diretto di agricoltura, ma affittano terre a volte di loro proprietà, a volte demaniali sulle quali hanno giurisdizione (e che essi tendono sempre più a considerare come proprietà privata). Prosperano su affitti, concessioni di beni quali il pascolo, le acque, il bosco, i mulini, i forni, nonché sul loro diritto di imporre dazi e gabelle.

Sacra S. MicheleI Signori costruiscono castelli, simbolo e mezzo del loro potere, ed i contadini tendono ad aggregare le loro abitazioni nei pressi del castello. Con il Signore trattano l'uso delle risorse comuni, scoprono così il valore della cooperazione e nasce fra di loro un senso civico di appartenenza. Abbiamo visto che anche i monasteri provocano questa aggregazione, ed in questo modo si formano praticamente tutti i borghi ed i paesi, a volte anche grandi, che vi sono tutt’oggi in Piemonte. Così si hanno i vari Castelnuovo, Villanova ecc.

Dal canto loro i Signori, fra i quali non tutti hanno titoli comitali ma spesso sono persone che hanno accumulato sufficiente ricchezza da potersi costruire un castello, esercitano il loro potere in modo sempre più indipendente ed ottengono concessioni e titoli dai livelli superiori della gerarchia, su possedimenti demaniali, spesso usurpati, che un pò alla volta vengono tolti al controllo delle marche e del sovrano. Per contro i Signori sono molto litigiosi (in particolare quelli laici) e non esitano ad usare le armi per rivendicare diritti su terre contese.

Anche nelle città vi è un buon incremento demografico e c'è chi si arricchisce con la sua attività. Costoro cominciano a fare affari per conto o con il Vescovo il quale, avendo un gran bisogno di persone su cui appoggiarsi, e che dispongano anche di uomini armati per ogni necessità, è costretto a fare concessioni, anche di feudi fuori città, che rimangono di proprietà episcopale. In ogni caso nelle città cominciano a sorgere famiglie potenti.

Al di sopra di questa mappa frammentata di potere, in Piemonte rimangono, come vere dinastie egemoni, I Marchesi di Monferrato , i Marchesi di Saluzzo, i Conti di Savoia  ed i Conti di Biandrate. Dotati di vasti possedimenti e di forza militare, questi signori sono i grado di condizionare la politica dell'Imperatore in Italia. Legami di parentela uniscono queste famiglie ai sovrani europei e le famiglie stesse godono di grande prestigio internazionale.

In questo periodo il Marchese di Monferrato è nella posizione migliore per estendere il suo potere su tutta la regione, cosa che invece capiterà, ben più tardi, a casa Savoia. I Conti di Biandrate invece non superano l'epoca dei comuni ed i loro possedimenti, nel Piemonte nord orientale, si disgregano.


     Mirò


Tutti i link ai capitoli li trovate nel post di introduzione alla  Piccola Storia del Piemonte

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