mercoledì 8 giugno 2011

Piccola Storia del Piemonte (21/58) - Le origini della Lingua Piemontese

Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 21,  Le origini della Lingua Piemontese

La lingua piemontese, o almeno un predecessore arcaico del piemontese, è parlato dai Piemontesi probabilmente già intorno all'anno 1000. Sono dei primi anni del secondo millennio alcune iscrizioni su mosaico che recano parole sicuramente piemontesi.

Verso la metà del secolo XII (negli anni intorno al 1150 o successivi), appare la prima opera scritta in lingua piemontese, conosciuta ora con il nome di "Sermoni Subalpini". Si tratta di commenti alle sacre scritture, scritte per un pubblico che non conosce il latino (o piuttosto come guida pastorale per i sacerdoti).

Questo documento è piuttosto corposo: si tratta di 22 lunghe omelie a commento dei Vangeli del ciclo liturgico. Forse è stato scritto da un frate del convento di San Solutore, oppure un frate della Curia vescovile, o ancora, tenendo conto del lessico usato, da un qualche autore della prevostura di Oulx, ma in ogni caso si tratta di piemontese arcaico e non di provenzale.

Sacra S. Michele

Il suo scopo è certo quello di fornire uno strumento pastorale scritto nella lingua che parla la gente. Il latino è ormai sconosciuto alla gente e, a quanto pare, anche l'italiano. Lo stile in cui è scritto, la facilità con cui viene usato questo linguaggio, fa pensare che l'autore o avesse già scritto in piemontese documenti poi andati persi, o che avesse comunque a disposizione altri scritti, andati anche loro persi. In quel periodo, la cultura in Piemonte, veniva associata piuttosto al Provenzale, e non si riteneva importante la conservazione di scritti in Piemontese.

I documenti rimastici servono comunque ad osservare l'evoluzione della lingua piemontese, come nell'opera "Detto del Re e della Regina", scritta da un frate predicatore tempo dopo. All'inizio del '300 si colloca la prima opera scritta in un piemontese pienamente caratterizzato, anche se ancora arcaico. Si tratta degli "Statuti della società di S. Giorgio" di Chieri. Dante Alighieri, nel "De Vulgari Eloquentia", accenna brevemente al piemontese, dicendo che il volgare parlato da Alessandria verso ovest è un turpissimo volgare, che quando anche fosse puro, non potrebbe essere considerato italiano per le troppe influenze d'Oltralpe.

In effetti, fino a quell'epoca e oltre, la cultura piemontese ha sempre avuto rapporti con quella provenzale. Le corti piemontesi hanno dato ampia ospitalità ai trovatori provenzali (senza considerare le origini d'Oltralpe dei Savoia , con un territorio che si estendeva sui due versanti delle Alpi). A seguito della crociata contro gli albigesi, in Provenza, e poi la persecuzione dei Valdesi, molti di questi perseguitati hanno trovato rifugio in Piemonte, ove la persecuzione era più blanda, aumentando questo apporto culturale d'Oltralpe. Ma ora torniamo alla nostra storia.


     Mirò


Tutti i link ai capitoli li trovate nel post di introduzione alla Piccola Storia del Piemonte.

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