mercoledì 15 giugno 2011

Piccola Storia del Piemonte (22/58) - L'epoca dei comuni

Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 22,  L'epoca dei comuni

Già al tempo dei Romani alcune città italiane avevano sperimentato forme di partecipazione popolare al governo, su alcune questioni di interesse comune. A partire dal XII secolo nell'Italia settentrionale e centrale nasce l'esperienza dei Comuni.

Nelle città si sta formando un ceto medio di mercanti, artigiani, imprenditori vari che si sta arricchendo con il proprio lavoro, e fra questi c'è chi fa affari con il Vescovo ed assume una posizione di rilievo, come abbiamo visto.

Contemporaneamente si è in una situazione di mancanza di un vero potere politico, in quanto i vari Signori sono sempre in lotta fra di loro, e nessuno ha la possibilità di prevalere sugli altri. Sempre in cerca di soldi, i Signori, con dazi e gabelle ostacolano lo sviluppo, e devono cercare appoggi delle famiglie che stanno diventando potenti. Le città poi si ingrandiscono anche grazie all'immigrazione dalle campagne di contadini che vogliono sottrarsi agli obblighi verso il Signore locale.

Sacra S. MicheleLa parte più attiva, ricca ed istruita del ceto medio comincia a chiedere la libertà di auto-determinarsi, conscia della sua forza, e dà origine a quella esperienza più o meno democratica (con il significato che può avere la democrazia in quel tempo) che va sotto il nome di "Liberi Comuni". Naturalmente i Nobili ed i Vescovi non sono favorevoli a questo, ma non hanno la forza per impedirlo.

Ai tempi di Adelaide, la città di Asti si era già ribellata al Vescovo che la governava, ma Adelaide aveva ristabilito "l'ordine". Ancora si ribella, quando i Signori sono in lotta per spartirsi l'eredità di Adelaide, elegge i suoi consoli, che assumono il potere. Questo capita in molte città piemontesi, ma con aspetti diversi ed in modo più o meno democratico caso per caso. Non bisogna ovviamente pensare che la maggioranza della gente possa decidere su questioni politiche. In questi tempi sono le famiglie che contano, una ristretta oligarchia, che prende il potere sottraendolo al Vescovo o a qualche Signore laico, potere che però in qualche modo viene sempre legittimato dalla collettività.

La città di Asti già nel 1095 ha dieci "consoli" che interloquiscono con il Vescovo, poi, nell'ordine, Tortona, Novara, Vercelli, Torino , che ha una organizzazione comunale nel 1147. Non è ben chiaro, in questo periodo, quali siano gli effettivi poteri del comune, e senz'altro il potere del Vescovo permane, ma la città diventa almeno un interlocutore del potere. Anche l'Imperatore, in questa fase, è disposto a riconoscere come interlocutore l'organizzazione comunale, sempre intesa come organo sottoposto al potere imperiale. Nascono comuni anche a Pinerolo, Chieri, Mondovì, Ivrea, Aosta, Susa.

Lo sviluppo dell'organizzazione comunale non è comunque né semplice né pacifico, e si verificano lotte anche cruente, specie nei primo periodo, contro il Vescovo, contro l'Imperatore e contro i principi. Morto l'Imperatore Enrico V, e di fronte all'espandersi di questa esperienza, l'Imperatore Federico Barbarossa, salito al trono nel 1152, scende in Italia con il suo esercito, deciso a ristabilire nelle città il potere dei Vescovi, che devono risultare nei suoi piani gli unici interlocutori dell'Imperatore.

Il Barbarossa deve comunque rendersi conto che i comuni sono più forti del previsto, e dove il Vescovo ha ancora autorità politica deve giungere ad accordarsi con il comune. Questo non è possibile in città come Asti, che si è evoluta molto di più nelle libertà comunali. Asti viene distrutta dall'imperatore Barbarossa nel 1155, ma lo stesso Imperatore è costretto a riconoscerne l'autonomia nel 1159. Lo stesso Comune ottiene territori e privilegi dai Signori vicini per contrastare il potente Marchesato di Monferrato.

In Piemonte il più deciso oppositore dei Comuni è il Marchese di Monferrato Guglielmo V, che cerca a più riprese di sopraffare Asti, che si sta rafforzando a sue spese. Cionondimeno, nessuno dei soggetti coinvolti, nemmeno l'Imperatore ha tanto potere da risolvere la situazione da solo. Si formano alleanze molto mutevoli. In genere i comuni tentano di opporsi all'Imperatore, ma qualche comune preferisce approfittare delle offerte imperiali.

I cambiamenti di fronte sono frequenti, i cambiamenti di confine dei territori controllati dai vari Signori ancora di più. D'altro canto i comuni hanno buon gioco nel cercare l'appoggio di quei Signori che mirano ad "alleggerire" il potere imperiale nei loro confronti. Vi sono così comuni che vengono riconosciuti dal Feudatario, che si impegna a rispettarne lo statuto, mentre il Comune stesso si impegna a riconoscere i diritti del Feudatario.

Anche i comuni lombardi sono coinvolti in questo gioco, e si coalizzano in Lega contro l'Imperatore. Questi stà cercando di imporre la sua autorità ai comuni del Piemonte, imponendo reggenti di sua fiducia e limitando le autonomie, nonché imponendo un tributo. Nel 1165 la Lega lombarda viene riconosciuta e benedetta dal nuovo papa Alessandro III. L'Imperatore lascia l'Italia nel 1168 mentre si stà incrinando il fronte imperiale che ha costituito in Piemonte. In pratica a favore dell'Imperatore rimane solo il Marchese di Monferrato.

Nasce la città di Alessandria, e vi sono due versioni differenti per questa fondazione. Una dice che viene fondata dagli abitanti di villaggi che si uniscono per sottrarsi al controllo del Signore e si costituiscono in comune, sotto la protezione della Lega lombarda, mentre un'altra dice che già in precedenza il Marchese di Monferrato ha portato nella zona uomini e ha costruito difese sulle quali poi la città nasce. In ogni caso il comune di Alessandria va ad alienare molti diritti feudali antichi sulla zona. La posizione è molto strategica, ed Alessandria resterà nel tempo una roccaforte militare.

Nel 1174 ritorna il Barbarossa e trova un clima molto più ostile di quando ha lasciato il Piemonte. Cerca allora di ristabilire l'autorità imperiale, riprende il controllo di Asti ed assedia Alessandria. La città resiste e, nel 1176, il Barbarossa si muove incontro a truppe germaniche che dovrebbero servirgli di rinforzo. In questa situazione la Lega lombarda lo attacca e lo batte a Legnano. La vittoria, ancorché molto celebrata, non risolve molto, ma rallenta solo l'azione del Barbarossa. Infatti presto dalla parte della Lega in Piemonte vi sono solo Vercelli, Novara ed Alessandria, ma quest'ultima nel 1183 accetta la protezione imperiale.

Subito dopo il Conte Umberto III di Savoia rischia di perdere ogni futuro per il suo stato. Forte del fatto che l'Imperatore ha necessità di avere libero passaggio dalla valle di Susa, il Conte si è mantenuto non schierato, mentre il Vescovo di Torino teme le sue mire sulla città. Ora il clima è favorevole all'Imperatore, che ha anche ottenuto libero passaggio sulle Alpi centrali ed orientali, ed il Vescovo accusa il Conte di varie usurpazioni. Nel 1185 l'Imperatore, a Torino, convoca il Conte il quale, non volendo scendere a patti, non si presenta. Viene condannato, messo al bando e privato dei suoi feudi. Sarà il figlio del Conte, Tommaso I, che si riavvicina all'Imperatore.

Tommaso I è parente di Bonifacio I, Marchese di Monferrato, e si appoggia a lui per recuperare la sua importanza. Concede statuti comunali , ad esempio ad Aosta, ne rimane signore ma si impegna a far rispettare le regole stabilite e cerca di rafforzarsi in Piemonte, concedendo statuti e libertà comunali, ma con poco successo. Il Delfinato ha esteso la sua occupazione della valle di Susa fino ad includere Gravere.

Comunque i Signori, per lungo tempo sono costretti a elargire statuti (o meglio, accettarli e ratificarli) o riconoscere statuti dati da altri in precedenza. Le tre signorie di Monferrato, Saluzzo e Savoia falliscono contro i comuni, mentre la signoria Biandrate finisce per si dissolversi.

Intanto il comune comincia ad avere anche un organo giudiziario, nel 1161 ad Asti, poi a Tortona e Vercelli. L'autorità civile del Vescovo (che a Vercelli è anche Conte) viene così molto ridimensionata. Nei primi anni del 1200 i comuni sono infine accettati dai Vescovi come fatto compiuto non eliminabile, giungendo in qualche caso a ricevere in feudo dal Vescovo alcuni diritti, formula che permette ai comuni di governare e al Vescovo di rimanere formalmente nei suoi incarichi civili. Successivamente ancora, a metà del secolo XIII, le città rivendicano la giurisdizione di per sé, senza bisogno di ulteriori legittimazioni.

Nel 1228 si forma una lega contro Alba ed Alessandria alla quale partecipano anche il Conte di Savoia, Asti ed il Marchese di Monferrato. I due acerrimi nemici alleati mostrano come i cambiamenti di fronte siano facili. A questa guerra si sovrappone un attacco della Lega lombarda contro Asti ed i monferrini. Il Marchese di Monferrato è costretto ad aderire alla Lega, mentre Asti si salva con l'intervento dei genovesi. Vicende di questo tipo sono continue così come le guerre. Anche un semplice elenco sarebbe troppo lungo per lo scopo di queste note.

Alla morte di Tommaso I di Savoia, nel 1233, il suo stato si è rafforzato ed esteso verso la pianura, in buoni rapporti con il Marchese di Monferrato e quello di Saluzzo, in accordo con l'Imperatore.
L'Imperatore Federico secondo sconfigge la Lega lombarda nel 1237, ed il Piemonte è tutto ghibellino. Anche la ribelle Alessandria diventa ghibellina nel 1240. Amedeo IV di Savoia e suo fratello Tommaso acquistano alcuni feudi e combattono per prendere Pinerolo, che è appoggiato dai torinesi. Vi riescono nel 1243.

Ma umori ed alleanze mutano rapidamente, e già nello stesso anno i guelfi si riappropriano di Vercelli e Novara, e tutto riprende daccapo. La situazione è complicata dal fatto che Federico II viene scomunicato da Innocenzo IV, che ordina l'elezione di un nuovo Imperatore. Nel 1250 i Savoia entrano in Torino, ma già nel 1253 nasce una lega anti sabauda. Con alterne vicende Tommaso, che nel frattempo regge la Contea di Savoia dopo la morte di Amedeo IV, viene fatto prigioniero, liberato a dure condizioni, e perde Torino. Quindi muore nel 1259.

Il comune di Asti, nel 1258 occupa anche Alba, ma comincia a destare preoccupazioni per l'eccessivo potere che sta acquistando. Vedremo come questo fatto favorisca l'espansione in Piemonte del potere di Carlo d'Angiò, di cui diremo di seguito.

Fra i comuni piemontesi Asti assume rapidamente una grande importanza, essenzialmente a ragione della sua irrequietezza e le sue mire di espansione prima, e poi per le lotte interne fra i due gruppi di famiglie Solaro e De Castello, che alternativamente si appoggiano ai Signori vicini nel tentativo di ottenere il controllo della città e dei territori su cui la città estende il suo potere, territori che vanno via via crescendo. Dal canto loro i signori vicini (Monferrato, Saluzzo, Savoia) non attendono che di prendere parte alla contesa, per ottenere vantaggi.

Sono molti i comuni del Piemonte ad essere logorati da lotte interne tra famiglie potenti, spesso contrapposte come Guelfi e Ghibellini, ma con una certa tendenza a cambiare partito se la convenienza lo richiede.
Intanto le città esprimono famiglie potenti, di origine tutt'altro che nobile, che acquistano signorie e titoli, si imparentano con la nobiltà rurale e che più tardi andranno a costituire la nobiltà piemontese.

Oltre ad Alessandria, in questo periodo sono fondate anche Cuneo e Mondovì, città costruite dal nulla dagli abitanti di villaggi che si uniscono per sottrarsi al controllo del Signore e si costituiscono in comune. Poiché sempre queste fondazioni vanno a ledere molti diritti nobiliari e non sono certo ben visti dalle grandi dinastie, il fatto che siano possibili è indicativo della debolezza e della frammentazione delle forze in campo.

Le libertà comunali, in questo periodo, favoriscono l'uso del volgare piemontese anche negli atti amministrativi. Sono di questo periodo alcuni scritti piemontesi che sono giunti fino ad oggi, e che riportano regolamenti e statuti di Compagnie e Confraternite (essenzialmente di mutuo soccorso) che nascono nei liberi Comuni. In questi il piemontese è più evoluto verso quella che sarà la lingua attuale, e ne ha già tutti i caratteri.

     Mirò


Tutti i link ai capitoli li trovate nel post di introduzione alla Piccola Storia del Piemonte.

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