lunedì 25 luglio 2011

Itala, Automobili Torino

La storia della Itala storico marchio di automobili Torinese.

Abbandonato il fratello Giovanni Battista nel 1903, Matteo Ceirano fondò la"Matteo Ceirano & C.", società in accomandita di cui egli stesso era accomandatario ed accomandanti il cavaliere Grosso Campana, l'ingegnere Guido Bigio, il commendatore Leone Fubini, il cavaliere Moriondo e il Sig. Carenzi. Sede provvisoria in via Guastalla, 5 a Torino.

Nel 1904 l'azienda si trasferì in Via Petrarca, 29/31 su di un'area di 3.000 metri quadrati con la nuova ragione sociale "Matteo Ceirano & C.-Vetture Marca Itala": capitale sociale lire 3.000.000 di cui lire 1.500.000 versati, aumentabile a lire 5.000.000. Il nuovo stabilimento dove lavorano 150 operai, era situato nella zona dove in quegli anni erano sorte alcune fra le maggiori industrie automobilistiche, in parte sopravvissute e in parte scomparse: Fiat , Lancia ,Carello, S.T.A.R. (Rapid), Storero, ecc.

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La produzione è concentrata sul modello 24 HP con il quale lo stesso Matteo Ceirano arriverà primo nella categoria vetture leggere della Susa-Moncenisio disputata quell'anno. A questa brillante affermazione faceva seguito sempre nel 1904, quella del marchese Giovanni Battista Raggio, secondo al Circuito di Brescia e la vittoria dell'Ing. Bigio alla Padova-Bovolenta.

Questi successi sportivi misero in vista la Itala, nome augurale che Ceirano aveva voluto dare ai suoi modelli, tanto che le richieste di clienti affluirono copiose in via Petrarca. Le officine vennero ampliate e dotate di nuove attrezzature in modo da permettere una maggiore produzione. Grazie all'apporto di capitali da parte di un gruppo genovese che faceva capo al notissimo banchiere G.B. Figari, fu acquistato un terreno in Corso Orbassano dove venne costruito il nuovo stabilimento la cui realizzazione fu affidata all'Ing. Fenoglio.

Il progetto prevedeva l'occupazione di un'area di 70.000 metri quadrati, poi ampliata a 88.750 mq, compresa tra Corso Orbassano, la ferrovia di Modane (c.so Marsiglia, ora Adriatico), corso Racconigi, corso Parigi (ora corso Rosselli) e la ferrovia Torino-Milano. A lavoro ultimato le officine comprendevano 49.000 metri quadrati di fabbricati, dove la manodopera impiegata era salita a 400 dipendenti. Nel settembre 1904 la Matteo Ceirano & C. cambiò ragione sociale in Società Anonima Itala - Fabbrica Automobili Torino ed il capitale versato salì a lire 1.750.000. Sui radiatori delle vetture appariva il marchio ovale con fondo blu e la scritta bianca "Itala".

Itala, Pechino, Parigi

Componevano il Consiglio di società il Cavaliere Grosso Campana, il commendatore Leone Fubini e l'ingegnere Guido Bigio; il conte di S. Albano, gli avvocati Cattaneo e Cortese, il marchese Pallavicini, il siciliano Florio e il banchiere Figari. Nel 1905 Matteo Ceirano lasciò l'Itala per fondare con il cavaliere Michele Ansaldi la Ceirano-Ansaldi dalla quale doveva nascere la S.P.A. In quello stesso anno venne assunto, con l'incarico di direttore tecnicho, l'ingegnere Alberto Balloco, il quale realizzò subito la vettura da corsa Itala 100 HP con la quale il marchese Raggio vinse la coppa Florio 1905.

La vittoria dell'Itala 35/45 HP nell'epico Raid Pechino-Parigi richiamò sulla Casa Torinese l'interesse del pubblico sportivo mondiale facendo incrementare le vendite, e fu probabilmente grazie a questa eccezionale impresa che l'Itala uscì indenne dalla crisi del 1906 1907.
È interessante notare che proprio durante la crisi la Itala è protagonista di un evento che la collega con la storia del movimento sindacale italiano, ovvero la firma del primo contratto collettivo (1906).

Il felice sviluppo continuò fino all'inizio della prima guerra mondiale e durante il conflitto l'Itala produsse un buon numero di autocarri militari: nel 1916 con la cessione della maggioranza azionaria alla Hispano-Suiza, iniziò all'Itala la produzione di motori di aviazione. La nuova attività richiese un anno di lavoro per trasformare le officine ed attrezzarle adeguatamente per la costruzione di questi motori; ciò ritardò l'inizio della commessa governativa di tremila motori avio che, con la fine della guerra, venne ridotta a 1.500 motori.

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Alla riduzione di lavoro seguirono vari scioperi e questa precaria situazione impedì alla società la ripresa della produzione automobilistica. Nell'intento di salvarsi dal fallimento, l'Itala richiese dei finanziamenti al Banco di Roma, mettendola in una posizione finanziaria insostenibile tanto che, nel 1925, ne fu affidata la gestione alla Società Finanziaria di Liquidazione (trasformatasi poi in I.R.I.). Ormai la sorte dell'Itala era segnata e nel 1929 fu assorbita per incorporazione dalle Officine Metallurgiche e Meccaniche di Tortona, assumendo la ragione sociale di "Itala S.A.". Riorganizzata un'ultima volta come "Itala S.A.C.A." sopravvisse fino al 1935.

 

     Mirò

Fonte: Storia e cultura dell’Industria

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