Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 28, La vita nei comuni piemontesi
La vita comunale porta rinnovamento nei rapporti fra persone, e "voglia di vita". Si afferma ovunque la lingua volgare, usata anche per statuti ed atti ufficiali, volgare che (come dice lo stesso Dante nel "De vulgari eloquentia") non ha nulla a che fare con l'italiano.
Nasce un certo fermento culturale, connesso con i poeti provenzali e piemontesi in lingua d'oc. In particolare i Marchesi di Monferrato proteggo questi "trovatori" e ne ospitano sempre a corte, ma anche i Marchesi di Saluzzo ed i Principi di Acaja non si fanno mancare a corte qualche poeta provenzale.
Nei comuni la scuola inizia a non essere esclusivamente lasciata ai religiosi. Alcuni comuni, come quello di Fossano, hanno nel loro statuto indicato il diritto di chiunque ad insegnare. Nel periodo si cerca di avviare anche alcune sedi di Università, ma senza grande successo.
I Piemontesi, a quanto pare, non si fanno scappare occasione per fare festa (a Torino la festa di San Giovanni, con tanto di falò tradizionale, risale, secondo notizie certe, almeno al 1325, ma sicuramente è più antica) si corre il palio in varie città (e ad Asti resta celebre e si tiene ancora oggi), si gioca a vari "sport" fra cui pallamano, bocce e birilli, si fanno corse di buoi, corse a cavallo e varie altre.
Molte feste, per i loro contenuti o le loro satire, vengono censurate dal clero, ma si tengono ugualmente. Nascono confraternite provocatorie e ridanciane. Si gioca a tarocchi e a dadi, ed il gioco d'azzardo è molto diffuso, Questo provoca vari divieti che tendono a mettere freno al dilagare di questo vizio ma che non risolvono il problema.
Non sembra che la moralità pubblica sia molto in auge. Ripetuti sono gli interventi del Vescovo che richiama gli ecclesiastici ad uno stile di vita più "confacente". In compenso sorgono numerose "confraternite" (queste sono serie) a tenere vivo lo spirito religioso. La superstizione è diffusa, e si crede nelle "masche " (le streghe piemontesi).
Vi è qualche processo in questo senso, dove le condanne sono di solito concretate in pagamento di multe. In questo periodo la giustizia in generale tende il più possibile a condannare i colpevoli al pagamento di multe per buona parte dei reati. In effetti i comuni hanno sempre bisogno di soldi.
Una cosa che non viene molto perseguita a quei tempi è l'igiene. L'uso (e spesso la possibilità) di lavarsi è limitato a pochi benestanti. I regolamenti comunali, comunque pongono regole severe per mantenere un livello igienico accettabile dell'ambiente. e sono particolarmente severe per la tutela dell'acqua potabile.
Gli statuti comunali poi, prevedono una serie di tasse su beni mobili ed immobili, dazi su transito di merci, e così via, per avere la fonte di copertura delle spese. All'interno dei vari comuni, differenti da comune a comune, vi sono distinzioni in gruppi e classi sociali, non tutti aventi gli stessi diritti. Non è facile salire i gradini della scala sociale, e questo dimostra come non si possa parlare di "democrazia " nel senso inteso oggi.
Una caratteristica dei comuni, in particolare i maggiori, è la suddivisione delle famiglie influenti in Guelfi e Ghibellini, come abbiamo già accennato, non per convinzioni politiche ma per antiche rivalità tra famiglie, per appoggi illustri, e così via. Questa suddivisione porta a lotte senza quartiere ed influisce su guerre ed alleanze. Ad Asti la lotta è tra Solaro, banchieri e mercanti, il cui gruppo di famiglie comprende anche i Malabayla, i Falletti etc. e il gruppo De Castello, con gli Alfieri, i Cacherano, gli Isanardi etc.
Ad Alessandria si fronteggiano i guelfi Dal Pozzo, Guasco etc. ed i ghibellini Lanzavecchia, Mercali, etc. Ad Acqui si trovano i Blessi contro i Belligeri. Questo si ripete più o meno in tutti i comuni. La fazione "perdente" a volte si ritira nei suoi castelli a volte è espulsa dalla città, e cerca alleanze per riprendersi il potere.
Queste alleanze sono cercate fra i signori più potenti, e questo mina la capacità dei comuni a mantenersi autonomi. Così i comuni finiscono per entrare nell'orbita di qualche signore più potente. Ma questo lo abbiamo già detto. Il popolo comune rimane estraneo a queste lotte, e piuttosto compatto, con forse una piccola propensione a stare con i Guelfi.
Mirò
Tutti i link ai capitoli li trovate nel post di introduzione alla Piccola Storia del Piemonte.
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