mercoledì 7 settembre 2011

Piccola Storia del Piemonte (36/58) - La Sindone a Torino

Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 36, La Sindone a Torino

Si hanno notizie confuse sulla Sindone  a partire dal VII secolo d. C. e si sà che nel Medio Evo esistevano varie "sindoni". Quella di Torino, per vari riscontri, è quella che offre la maggior probabilità di autenticità, sebbene con molti interrogativi. Nel 1204 compare per la prima volta alla vista dei crociati che entrano in Costantinopoli, ed è descritta da Roberto di Charny. Si dice quindi che sia stata portata in Francia e tenuta dai Templari. Soppresso l'ordine dei Templari, la Sindone sarebbe stata affidata alla famiglia Charny.

Sacra S. MicheleLa prima data certa per la Sindone di Torino è il 1353, quando si trova a Lirey. Il Vescovo di Troyes ne proibisce l'ostensione nel 1389, per via delle superstizioni che, all'epoca, alimenta. Margherita di Charny affida la sindone ad Anna di Lusignano, moglie di Ludovico di Savoia forse nel 1453, mentre un documento del 1464 attesta che la Sindone è proprietà dei Savoia. Nel 1502 la Sindone è a Chambery, custodita nella Sainte Chapelle.

Antonio di Lalaing, signore di Montigny dice di essere stato testimone di un "Giudizio di Dio" sulla Sindone, che viene bollita in olio e liscivia per vedere se l'impronta scompare, cosa che sarebbe successa se si fosse trattato di una pittura. Nel 1532 viene parzialmente danneggiata da un incendio, e quindi viene restaurata dalle suore clarisse.

Viene portara a Milano, a Nizza, a Vercelli da Carlo II che teme possa venire sottratta. A Vercelli, alla morte di Carlo II, viene avventurosamente salvata dai saccheggi francesi, da un canonico Costa. Quindi torna a Chambery.

Nel 1578, avendo il Cardinale di Milano Borromeo espresso l'intenzione di visitare la Sindone, Emanuele Filiberto la fà portare a Torino, onde il cardinale non debba attraversare le Alpi. La Sindone non tornerà a Chambery. Dal 1694 viene posta nella cappella del Guarini, dove si trovava fino all'ultimo incendio dei giorni nostri, che ha rischiato di distruggerla. Tuttora si trova in locali del duomo tenuta in una teca in atmosfera artificiale, per evitarne l'ulteriore ossidazione.


     Mirò


Tutti i  link ai capitoli si trovano nel post di presentazione della Piccola Storia del Piemonte

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