mercoledì 26 ottobre 2011

Piccola Storia del Piemonte 47/58 - La battaglia dell'Assietta - Noiautri i bogioma nen

La battaglia dell'Assietta - Noiautri i bogioma nenPiccola Storia del Piemonte, Capitolo 47

Come visto nei post precedenti  (breve riassunto), ci troviamo nel contesto della guerra di successione austriaca. Per quanto riguarda la nostra storia, Francesi e Spagnoli sono alleati contro Piemontesi ed Austriaci. Siamo nel 1747 e Carlo Emanuele III è Duca di Savoia. È il figlio di Vittorio Amedeo II, Duca al tempo dell'assedio di Torino del 1706.

Nella primavera i Piemontesi ed Austriaci (d'ora innanzi Piemontesi) stanno assediando Genova, ed i Franco-Spagnoli (d'ora innanzi Francesi) attaccano da sud il 4 giugno, puntando su Genova, ma dopo aver occupato Nizza e Villefranche, sono fermati dai Piemontesi al comando del Barone Leutrum (il difensore di Cuneo di tre anni prima).

I Francesi decidono un secondo attacco su Torino, per sbloccare la situazione, e verso la metà di giugno iniziano a concentrare truppe in un'area (Mont Dauphin) dalla quale si possono raggiungere i passi utili allo scopo dalla Valle della Stura di Demonte fino alla Valle di Susa. Non è dunque desumibile il punto dell'attacco. Le truppe piemontesi non impegnate a sud sono quindi sparse su di un largo arco di montagne.

Sacra S. MicheleI servizi di informazione piemontesi avvertono, il giorno 11 luglio, che le truppe si muovono verso Birançon, e dunque verso il Monginevro.
Dal Monginevro (circa 90 km da Torino), vi sono due vie "normali" verso Torino. La prima è la Valle di Susa, che però ad Exilles è sbarrata dal poderoso forte omonimo, il quale a sua volta è protetto dalle fortificazioni della Brunetta, in grado di colpire ogni punto nel quale può essere piazzata artiglieria contro il forte. La seconda è la Valle del Chisone, che però, a Fenestrelle è sbarrata dall'omonimo forte, anzi, da un sistema fortificato che si estende su 600 metri di dislivello sui fianchi della montagna.

Una alternativa è quella di salire sulla costa tra le due valli dove, superato il colle dell'Assietta, si può seguire la larga costa e scendere, ad esempio, in Val Sangone da dove si arriva direttamente su Torino. Il Belle-Isle, comandante della spedizione francese, ritiene impossibile, o quantomeno molto imprudente, attaccare una delle due fortezze e quindi decide di passare dal colle dell'Assietta. Sà che sull'Assietta vi sono soldati piemontesi che stanno iniziando a fortificare il colle, ma sà anche che sono pochi e che le fortificazioni sono approssimative ed ancora incomplete. In effetti si tratta di opere realizzate principalmente con muri a secco e trincee, con lo scopo di costringere un esercito avversario a passare a tiro di uno dei forti. Il generale francese ritiene che sia semplice far sloggiare i Piemontesi dal colle senza che questi possano costringere le sue truppe a scendere a tiro dei forti. Si porta dunque sotto molto rapidamente per impedire ai Piemontesi di rafforzare la posizione con uomini fatti confluire dagli altri settori.

Sulla cresta che dal Sestriere va all'Assietta vi sono in tutto 7400 soldati piemontesi ( 9 battaglioni piemontesi e 4 tra austriaci e svizzeri al sevizio del Duca, ed alcune centinaia di volontari valdesi ). I pezzi d'artiglieria sono 6, più 4 mortai leggeri, gli unici facilmente manovrabili su quel terreno, ed i difensori hanno una marcata scarsezza di munizioni. Li comanda il generale Conte di Bricherasio, che tra i suoi comandanti ha il generale Conte di San Sebastiano (di cui diremo) ed il generale Alciati.

I Francesi, che hanno passato il Monginevro forse in 50'000 (notizia incerta allo scrivente, ma certo non tutti parteciperanno alla battaglia)), si sono divisi in tre colonne e salgono da Pragelato, da Souchères Basses, e da Sauze d'Oulx. Due colonne dirigono verso l'Assietta (una verso la Testa dell'Assietta e l'altra verso la piana del colle) e la terza, con movimento aggirante, punta alla Testa del Gran Seren. Questi sono i tre cardini della difesa piemontese.

Il 19 luglio, alle 4 del mattino, i Francesi muovono verso il Colle, che si trova a 2478 metri di altezza. L'armata francese che attacca è costituita da 40 (numero incerto allo scrivente) battaglioni di fanteria, 5 squadroni di cavalleria e 13 pezzi d'artiglieria, per un totale di presumibili 24'000 uomini o più (secondo altre fonti). Solo alle 11 del mattino la prima colonna giunge di fronte alle linee del Colle. I Francesi scoprono subito che le munizioni dei Piemontesi sono molto scarse, perchè questi non aprono il fuoco anche se la distanza è molto piccola (meno di 250 metri). Quindi si fermano ed attendono l'arrivo di una delle altre due colonne per attaccare insieme.

Dopo un po' arriva anche la colonna che punta alla Testa dell'Assietta, viene piazzata l'artiglieria ed inizia il fuoco contro le postazioni piemontesi. Fino a dopo le 16 non vi sono scontri violenti, ma intanto anche la terza colonna arriva in posizione sotto il Gran Seren, ed i Francesi si lanciano avanti con estrema decisione.
I difensori del colle lasciano avvicinare i Francesi fino ad arrivare quasi a contatto e poi aprono il fuoco. Due battaglioni sparano di fronte mentre un terzo riesce a prendere i Francesi d'infilata sul fianco. I Francesi si sbandano e retrocedono, sono costretti a ritirarsi e riorganizzarsi per ripartire subito dopo in una seconda ondata. L'attacco alla Testa dell'Assietta inizialmente guadagna un po’ di terreno, superando di slancio alcuni avamposti, ma è fermato subito dopo, sotto alla cima. Qui è stata abbozzata una tenaglia difensiva tenuta dai granatieri del Conte di San Sebastiano.

Il Generale Belle-Isle che si era portato tra i soldati, supponendo vicina la vittoria, viene ucciso. La lotta diventa corpo a corpo, praticamente finite le munizioni, i Piemontesi combattono con la baionetta ed i sassi. Sembra buffo che un esercito possa essere contrastato con i sassi, come in una riedizione di David e Golia, ma chi conosce la montagna sa quanto in montagna i sassi che cadono siano pericolosi.

L'ultima riserva piemontese, il battaglione Casale, viene lanciato nella mischia. Intanto inizia l'attacco anche alla Testa del Gran Seren. I difensori si comportano bene, ma l'attacco è violentissimo e ad ogni ondata respinta ne segue una più violenta. Il Generale Conte di Bricherasio, che si è portato in cima, teme che i Francesi possano passare sul Gran Seren, e questo provocherebbe l'accBattaglia_Assiettaerchiamento e la perdita delle unità sulla piana del Colle. Sono le 7 di sera. Manda al generale Alciati l'ordine di ritirarsi per coprire una eventuale falla, ma Alciati fa spostare solo parte delle truppe e qualche riserva. Lo stesso ordine è mandato al generale Conte di San Sebastiano che, come Alciati sta difendendo la Testa dell'Assietta.

Si dice che il Conte abbia rimandato il portaordini con la risposta "Noiautri i bogioma nen" (noi non ci muoviamo), di questo non vi è riscontro storico, certo è che il San Sebastiano, impegnato in una furibonda difesa all'arma bianca, non esegue l'ordine. Il Bricherasio ripete l'ordine e questa volta il Conte risponde che può difendersi ma non può muoversi (in effetti dovrebbe spostare i granatieri su terreno scoperto battuto dai Francesi). Il Bricherasio non crede a questo ed insiste con l'ordine di ripiegare. Questo comporterebbe comunque una eventuale difesa in posizione più arretrata e meno favorevole, ed alcuni commentatori sostengono che in realtà il Bricherasio stesse organizzando il ripiegamento, considerando la battaglia ormai persa. All'arrivo del terzo ordine di ripiegamento i granatieri del San Sebastiano, e lo stesso Conte in piedi sui muretti, stanno respingendo alla baionetta l'ultimo assalto dei Francesi. Anche sul Gran Seren l'ultimo attacco viene respinto. Intanto anche i volontari valdesi hanno respinto ogni tentativo di infiltrazione dei Francesi nel loro settore. Si sta facendo buio. La battaglia è vinta.

I Francesi non possono attaccare ancora, ed ormai si stanno ritirando disordinatamente verso valle, avendo subito gravissime perdite. Il Conte di Bricherasio scarta l'idea di inseguirli perchè mancano del tutto le munizioni e potrebbe esserci un nuovo attacco il giorno successivo, quindi è meglio riorganizzarsi. Ma il giorno successivo i Francesi hanno già abbandonato il campo e si dirigono verso il Monginevro. Fra le moltissime perdite subite vi sono buona parte degli ufficiali e molti reparti sono senza comando. Dalla presunta risposta del Conte di San Sebastiano al Conte di Bricherasio, diventata leggenda tra i soldati, deriva l'appellativo "Bogia nen", riferito ai Piemontesi.

La vittoria ha un peso determinante per la fine della guerra, in quanto non permette ai Francesi di mettere in atto l'attacco attraverso il Piemonte che avevano preparato. Nella battaglia le perdite francesi sono 5300 uomini (6000 secondo altre fonti), incluso il generale Conte di Bellisle, i Piemontesi perdono 192 uomini, gli austriaci 27 (altre fonti parlano di 300 perdite circa, complessive inclusi i volontari valdesi). Il giorno dopo i valligiani salgono a raccogliere morti e feriti, e si trovano di fronte ad una scena spaventosa: corpi, armi, sangue e distruzione sono fittamente sparsi su tutto il terreno in vista.
La battaglia viene commemorata ogni anno il 19 luglio, al colle dell'Assietta, nella celebrazione della Festa del Piemonte.

I commentatori sono (abbastanza) concordi nel dire che se il San Sebastiano avesse obbedito all'ordine del Bricherasio, la battaglia sarebbe stata perduta, in quanto l'ordine stesso rientrava in una logica di disimpegno e ripiegamento. Lo scrivente non è esperto di tecnica militare del '700 e dunque non può esprimere un parere. Secondo alcuni storici successe che tutto il merito fu attribuito al Bricherasio, mentre il San Sebastiano fu lasciato nell'ombra.

Questo, fra le unità combattenti, avrebbe provocato sconcerto ed indignazione. Il Conte di San Sebastiano era figlio di primo letto della Marchesa di Spigno. La storia di questa donna esula dallo scopo di queste poche note, ma da questa si comprenderebbe il perchè di quanto sopra (all'epoca della battaglia la Marchesa si trovava in un convento di clausura, dove era stata fatta rinchiudere dal Re). Secondo altri, anche il San Sebastiano ebbe la sua buona parte di gloria.


     Mirò


Tutti i link ai capitoli si trovano nel post di introduzione della Piccola Storia del Piemonte

Nessun commento:

Posta un commento