Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 49,
Nel frattempo, cosa ha fatto la lingua piemontese?
Abbiamo visto (stiamo riassumendo) che un rudimentale piemontese era già parlato con ogni probabilità intorno all'anno 1000. Il primo documento scritto in questo piemontese in formazione risale agli anni intorno al 1150. Abbiamo altresì visto che la lingua piemontese scritta raggiunge la sua maturità nei primi anni del '300.
Nei secoli successivi la produzione letteraria piemontese continua, non massiccia ma costante. Oltre alla prosa si hanno poesie, teatro, saggi e persino sentenze di giudici. Nel '600 il piemontese è quello che ancora oggi viene parlato e scritto. La lingua è stabile, salvo le evoluzioni che tutte le lingue parlate subiscono nel tempo, e diffusa in tutta la regione.
Ogni area, poi, nell'ambito della stessa lingua, ha le sue sfumature locali, cosa che succede a tutte le lingue. Con gli avvenimenti del XVIII secolo si ha una vera esplosione letteraria in piemontese. Verso la fine del secolo prende corpo, da parte di alcuni, l'idea di adottare il piemontese come lingua ufficiale dello stato. In effetti il piemontese è da tutti parlato, dai nobili ai contadini, mentre italiano e francese, lingue usate per gli atti ufficiali, sono conosciute da pochissime persone.
Nel 1783 viene pubblicata la prima grammatica della lingua piemontese (vedi letteratura). I Piemontesi sono consci di essere una nazione, e sono fieri di esserlo. L'invasione napoleonica, che per qualche anno porta l'occupazione francese in Piemonte, impedisce che il progetto venga ulteriormente discusso, si tenta piuttosto di introdurre gradualmente il francese come lingua ufficiale, ma questo verrà visto qui di seguito.
Invero, come rilevato da Maurizio Pipino, autore della prima grammatica piemontese, il piemontese è la lingua con la quale a corte si discute di ogni argomento, mentre i vescovi consigliano la predicazione in piemontese. Carlo Denina, abate letterato, scrive nel 1804 che il piemontese sarebbe diventato "lingua illustre" se gli eventi storici non fossero stati sfavorevoli, e su questo concorda Louis Capello, conte di Sanfranco. Negli anni successivi vengono pubblicati vari vocabolari piemontesi (Pipino associa alla sua grammatica un dizionario, Capello pubblica un dizionario piemontese - francese e Zalli un dizionario quadrilingue piemontese - francese - italiano - latino, quindi Ponza, Sant'Albino e vari altri) .
Rousseau, in visita a Torino, nota come gli sia stato facile trovare una locanda in quanto conosceva già bene il piemontese, mentre un consigliere del parlamento di Borgogna nota che a Torino si parla indifferentemente il francese e l'italiano, ma che ambedue non sono la lingua naturale del posto, che è invece il piemontese, incomprensibile se si conosce solo l'italiano ed il francese.
Mirò
Tutti i link ai capitoli si trovano nel post di presentazione alla Piccola Storia del Piemonte
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