Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 50,
L'influenza della rivoluzione francese - I Giacobini piemontesi
Vittorio Amedeo III sale al trono nel 1773. Si trattL'influenza della rivoluzione francese - I Giacobini piemontesia di un sovrano mediocre, che si circonda di persone non particolarmente brillanti, cortigiani più che statisti. Presto l'amministrazione decade, le spese sono alte. Lo spirito militare è anch'esso in decadenza, nonostante i moltissimi soldi spesi per l'esercito. Le idee nuove, anche le più moderate, sono viste con sospetto e rifiutate, e così i migliori spiriti o emigrano oppure cospirano. L'Illuminisno è di molto sottovalutato nelle sue implicazioni, e tenuto lontano dalla censura.
Anche il Piemonte è coinvolto e travolto dalla rivoluzione francese e dalle conquiste napoleoniche. Le idee rivoluzionarie trovano terreno fertile in alcuni strati intellettuali piemontesi, meno nella popolazione, che rimane sempre molto legata alla monarchia. La Savoia si trova in territorio geograficamente francese, e lo scontro con la Francia è inevitabile.
Ma in Piemonte, allo scoppio della rivoluzione è Rè Vittorio Amedeo III che, come visto, non ha brillanti qualità di statista. In Piemonte non sono arrivate, se non di nascosto, le idee illuministiche, e la rivoluzione francese non è compresa nella sua portata, anzi, dalla corte è considerata un fatto trascurabile.
Il Piemonte accoglie molti nobili profughi dalla Francia, e dai loro racconti si capisce meglio la portata della rivoluzione. Mentre i nobili francesi diffondono odio contro i rivoluzionari, i loro servi, che li hanno accompagnati, diffondono le idee rivoluzionarie fra la gente. Vittorio Amedeo III, senza capacità o intuizioni diplomatiche, si organizza militarmente in funzione anti-francese, ma l'esercito non è più all'altezza della situazione. Dopo le vittorie di cinquant'anni prima non sono state fatte grandi innovazioni di sostanza e di mentalità. Non ci si rende conto che la neutralità potrebbe essere una scelta efficace. Anche a causa di questa poca chiarezza, il Regno di Sardegna non viene adeguatamente appoggiato dalle potenze europee, che in realtà non stanno ancora pensando alla guerra, e vengono commessi errori che portano il Piemonte a perdere la Savoia e Nizza (1792). A questo punto il Regno di Sardegna entra nella prima coalizione anti-francese.
La guerra riprende, ma non vi è collaborazione tra gli alleati. Vittorio Amedeo III mira a riprendere Savoia e Nizza, mentre all'Austria interessa solo la difesa di Milano. Dopo alterne vicende i Francesi prevalgono. Vittorio Amedeo III firma una pace separata, nella quale si giunge ad una prima parziale occupazione francese del territorio. I Piemontesi sperimentano che i Francesi sono rozzi e violenti. Tutto ciò è di stimolo per i rivoluzionari giacobini, che in Piemonte danno luogo ad una disordinata guerriglia nelle campagne, che conta anche, per possibili appoggi, sulla presenza di truppe francesi sul territorio.
I giacobini di Alba proclamano la repubblica (1 maggio 1796) e chiedono la protezione francese. La repubblica di Alba non è molto nei canoni giacobini, in quanto gli albesi sono molto legati alle loro tradizioni, alla monarchia, al clero. Brevissima la vita della repubblica, in quanto la pace successivamente fatta con i Francesi va nella direzione di non infierire sul Piemonte per mantenerlo fuori dalla contesa, proponendo anzi una specie di collaborazione. Così l'esperimento repubblicano e giacobino di Alba non solo non si amplia, ma si estingue, in quanto diventa un impaccio per i Francesi stessi. Nel periodo (ottobre 1796) sale al trono Carlo Emanuele IV che, anche lui, non è all'altezza della situazione.
I Francesi ora si comportano da occupanti, visto che il Re deve cedere loro la cittadella di Torino, ed il Piemonte è formalmente "alleato" dei Francesi. La miseria nelle campagne cresce ed i giacobini tentano di sfruttare la situazione per ottenere la sollevazione del popolo. Vari focolari insurrezionali sono subito eliminati dalle truppe regie. L'insurrezione supposta dai giacobini, in questa prima fase, non si è concretizzata. Anche un tentativo di invasione giacobina dal lago Maggiore fallisce. I Francesi hanno in questo momento altri problemi e la popolazione dimostra di non essere giacobina.
In queste lotte i giacobini portano coccarda rossa, azzurra e arancione (groson in piemontese). Il colore arancione (che è anche quello della repubblica di Alba) compare oggi sul "drapò" piemontese come fiocco legato all'asta. Questo per ricordare "tutta" la storia piemontese.
Mirò
Tutti i link ai capitoli li trovate nel post di presentazione della Piccola Storia del Piemonte
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