Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 51,
L'occupazione francese
Alla fine del 1798 la monarchia piemontese, almeno in Piemonte, cade. In Europa, con Napoleone in Egitto, si sta preparando la seconda coalizione contro la Francia. I Francesi decidono di occupare il Piemonte prima che questo passi alla coalizione, fomentano moti rivoluzionari per abbattere la monarchia dei Savoia. Il re, Carlo Emanuele IV, a fine 1798 lascia Torino e si ritira in Sardegna.
Il Piemonte viene nuovamente occupato dai Francesi. Nasce la repubblica rivoluzionaria, con un governo imposto e controllato direttamente dalla Francia. A questo punto inizia un nuovo periodo di disordini e rivolte nelle campagne, questa volta contro i Francesi ed i repubblicani. La situazione della gente, infatti, continua a peggiorare. I Francesi, nel 1799, saccheggiano i palazzi piemontesi e distruggono o disperdono molti documenti degli archivi di stato. Nelle città si cerca di rendere tutto francese e repubblicano, una forte opposizione si trova nelle campagne.
Alcuni circoli culturali si sforzano di dimostrare che il Piemonte è francese. A Torino è rimasto il principe Carlo Emanuele di Carignano con il figlio Carlo Alberto. Carlo Emanuele professa idee rivoluzionarie ed entra nella guardia nazionale. Si vota sul destino del Piemonte, ed il 9 marzo 1799, con una votazione ampiamente forzata e scontata in anticipo, il Piemonte viene annesso formalmente alla Francia, ma al momento la cosa non ha seguito.
Riprendono le insurrezioni contadine e compare la guerriglia, che ora va sotto il nome di brigantaggio. Nella maggior parte dei casi, invero, la guerriglia anti-francese è in mano ad avventurieri. Si tratta di una guerriglia feroce, che si sviluppa in particolare fra Astigiano, Langhe e Cuneese. Il numero dei combattenti insorti è decisamente alto, Intanto l'esercito austro-russo ottiene successi sui Francesi ed è in Piemonte riesce a rioccupare Torino. Siamo alla fine del 1799. Il Piemonte è ormai in mano a Cosacchi ed Austriaci. I Cosacchi sono rozzi e violenti, gli Austriaci non sono da meno.
Il rapido intervento di Napoleone (seconda campagna d'Italia, battaglia di Marengo, anno 1800) rimanda gli austro-russi oltre il Ticino. Il Piemonte diventa effettivamente territorio francese. L'operazione che inizia nel 1801 termina l'11 settembre 1802 con l'approvazione del senato. Il decreto è pubblicato il 22 dello stesso mese. L'esercito piemontese viene inquadrato in quello francese, ed i militari di leva sono dispersi nei reparti francesi. La provincia di Novara viene invece inglobata nella Repubblica Ciaslpina.
La francesizzazione del Piemonte procede a ritmo serrato (per un pelo non viene abbattuto il "reazionario" Palazzo Madama), e si punta a rendere il francese lingua ufficiale. Le norme che reggono il Piemonte non sono però le stesse degli altri dipartimenti francesi. La situazione economica non migliora, anzi, peggiora. Sono riorganizzate l'Università e l'Accademia delle Scienze, e questo porta qualche vantaggio. Quando Napoleone si dichiara Imperatore, il Piemonte diventa parte dell'Impero francese.
Intanto Carlo Emanuele IV, in esilio, abdica a favore del fratello Vittorio Emanuele Duca d'Aosta, il quale diventa così anche Vittorio Emanuele I, re di Sardegna (giugno 1802). In Piemonte non cessa la guerriglia antifrancese fino al gennaio 1801, con un'ultima sollevazione in Val d'Aosta. Prosegue poi una sorta di brigantaggio diffuso in tutto il Piemonte.
Nel periodo i servizi di informazione francesi rilevano un diffuso antifrancasismo in Piemonte, anche nelle istituzioni. Oltre ad una opposizione monarchica ve ne è anche una repubblicana ma anti-annessione. Il governo centrale si comporta come in terra di occupazione, ed istituisce un servizio di spionaggio apposito per controllare il Piemonte.
Le nuove idee portano sviluppo, che però si risolve essenzialmente a vantaggio dei Francesi e della Francia. La stragrande maggioranza dei Piemontesi conosce e parla il piemontese, la lingua ufficiale diventa il francese, viene usato ancora per necessità anche l'italiano. Nasce anche una opposizione "culturale" ai francesi, e la letteratura in piemontese si presenta come opposizione alla francesizzazione. La parentesi francese apporta nuovi elementi al piemontese, ma la sua durata è breve, e questo apporto non è determinante. Il periodo vede nascere alcuni poeti giacobini, di cui diremo parlando di letteratura. Viene anche scritto un vocabolario Piemontese-Francese.
Vittorio Emanuele I viene riconosciuto Re di Sardegna dalle potenze in lotta con la Francia. Inizia dunque il suo regno in esilio l'8 giugno 1802 . A Torino nascono circoli intellettuali antifrancesi, anche se non monarchici. La Francia vuole isolare il Re ed ordina a chi lo ha seguito di rientrare, pena la confisca dei beni. Qualcuno rientra, ma questo va solo ad accrescere le fila dell'opposizione nascosta. A partire dalla proclamazione dell'Impero, l'opposizione si fa più nutrita, includendo quei giacobini che vedono il naufragare delle idee rivoluzionarie nell'assolutismo napoleonico.
Fra gli aspetti positivi del periodo, oltre al riordino ed il miglioramento della viabilità, vi sono interventi per migliorare le irrigazioni in agricoltura e prevenire o ridurre i danni delle inondazioni, la fondazione al Valentino di una scuola di veterinaria per contrastare le malattie zoologiche. La trasformazione dell'agricoltura va però spesso a vantaggio dei borghesi e dei signori, che si accaparrano i beni ecclesiastici messi in vendita. Il commercio piemontese viene intralciato da ostacoli al commercio verso l'Italia ed un sistema daziario favorevole alla Francia a spese del Piemonte. L
a Francia poi non ha interesse a che l'industria piemontese si sviluppi in modo indipendente, ma viene appoggiato solo quello sviluppo di interesse francese. Il blocco continentale del 1806 (ora si dice "embargo" parola che l'italiano ha preso a prestito, forse a corto di parole sue) posto dall'Europa contro la Francia peggiora le condizioni del Piemonte, sebbene alcune attività se ne avvantaggino (come la coltivazione del riso).
Napoleone sta comunque formando in Piemonte una aristocrazia fedele ed una borghesia che comincia a stare dalla sua parte, essendo più riconosciuta che nel sistema monarchico precedente. L'opposizione è perseguita decisamente e deve nascondersi, mentre si migliora l'amministrazione della giustizia e la sicurezza. La scuola, nell'epoca dell'annessione, se da un lato tende a dare una più diffusa istruzione elementare, dall'altro tende a rendere più esclusiva l'istruzione a partire dalla scuola media inferiore.
I soldati piemontesi sono molto apprezzati da Napoleone. Ne è esempio il caso di Federico Campana che con i suoi fratelli è diventato simbolo del valore militare piemontese. Quando Federico cade in battaglia Napoleone in persona vuole che la via di Torino in cui abitano i genitori prenda il suo nome.
Mirò
Tutti i link ai capitoli si trovano nel post di presentazione della Piccola Storia del Piemonte
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