mercoledì 30 novembre 2011

Piccola Storia del Piemonte 54/58 - I santi "sociali" torinesi

Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 54 , I santi "sociali" torinesi

A metà della storia dell' ottocento mettiamo questo "inserto" sui grandi Santi che operano in Torino in questo periodo. Si è visto come anche lo Stato inizia ad interessarsi di questioni di assistenza e di beneficenza, ma lo spirito che amina queste persone, a volte di origine umile, è tale da attirare le persone che incontrano, che intorno a loro e con loro danno origine a opere tutt’oggi vive e grandi, le quali sono ancora rette da quello spirito, di amore nel Cristo, nel quale sono state fondate e che le contraddistingue dalle opere dello Stato.
Fra questi i due Santi di maggior rilievo, e senz'altro i più noti, per quello che hanno realizzato e ci hanno lasciato, sono il Cottolengo e Don Bosco.

Il Cottolengo (Giuseppe Benedetto Cottolengo) nasce nel 1786 da una agiata famiglia di Bra, e cresce nel periodo della Rivoluzione e dell'occupazione francese in Piemonte. Studia da prete, dato il periodo, in clandestinità (il seminario in cui studia viene chiuso nel 1805) e diventa sacerdote nel 1811. Si rende conto che la sua preparazione teologica non è completa, e dunque chiede di poter integrare i suoi studi a Torino, dove si laurea in teologia nel 1816 e di lì a poco diventa canonico della basilica torinese del Corpus Domini. Si dedica alla predicazione, alla Confessione, è vicino a poveri ed ammalati, ma ritiene che non sia quella la sua chiamata.

Sacra S. Michele

Nel 1827 succede l'episodio che gli svela la sua vera vocazione. Gli capita di dover assistere una donna gravida francese in transito per Torino, malata di tubercolosi, che muore dopo essere stata respinta dall'ospedale dei tubercolotici perchè è incinta e dall'ospizio di maternità perchè malata. Il Cottolengo allora decide di fondare un posto dove nessuno, in nessuna condizione, possa venire respinto.

Nel 1828 affitta alcune stanze in una casa ed inizia il suo lavoro fra l'opposizione di parenti e confratelli. A lui si uniscono subito un medico, un farmacista e dodici dame della carità (signore che si recano a visitare malati). Una ricca vedova dirige le dame. Durante il colera del 1831 la casa viene chiusa per paura che diventi fonte di contagio, e allora il Cottolengo si trasferisce fuori città (allora era fuori città) con due suore un malato ed un carretto tirato da un asino. Sorgono le prime costruzioni, sempre grazie a benefattori, e all'illimitata fiducia nella Divina Provvidenza del Cottolengo. Gli aiuti arrivano senza che mai il Cottolengo abbia chiesto qualcosa a qualcuno.

Nel 1833 l'Opera del Cottolengo è promossa Ente Morale dal Re Carlo Alberto. Istituisce ordini di sorelle e di fratelli per i vari incarichi ed un ordine di sacerdoti. Le sue case si moltiplicano al di fuori della città, ed ora sono sparse in tutto il mondo. Muore nel 1842. Il Cottolengo, così è chiamato dai torinesi la "Piccola Casa della Divina Provvidenza", che ora è una città nella città, attira ancora oggi un grande numero di volontari, torinesi che dedicano un poco del loro tempo nei reparti accanto agli ospiti. Il Cottolengo è stato proclamato Santo nel 1934.

Don Bosco (Don Bòsch, anzi Dumbòsk come si pronuncia di solito, è l'unico nome con cui a Torino viene indicato questo Santo. Non si è mai sentito dire "San Gioàn Bòsch") è il fondatore, fra l'altro, di quegli oratori salesiani dove almeno metà dei torinesi di una certa età (e molti di età meno "certa età") sono stati da piccoli, da ragazzi e da giovanotti, a volte saltuariamente a volte assiduamente.

Giovanni Bosco nasce nel 1815 ai Becchi, frazione di Castelnuovo d'Asti (ora Castelnuovo don Bosco) in una povera famiglia di contadini, e prestissimo rimane orfano di padre. Nella sua formazione cristiana ha un ruolo fondamentale sua madre Margherita. Diventa prete fra mille difficoltà e mille avventure, sempre con l'obiettivo di avvicinare i ragazzi ed i giovani dei quartieri poveri, dove lo sfruttamento del lavoro minorile è veramente feroce e la miseria, materiale e morale, è tanta.

Dotato di particolare ascendente sui ragazzi, sà fare in modo che ognuno di essi senta che don Bosco si interessa personalmente di lui e dei suoi problemi. A Torino sono molti quelli che sono arrivati dalle campagne in cerca di "sopravvivenza" più che di fortuna, e che ora vivono sbandati ai margini, senza nemmeno saper leggere e capire un contratto di lavoro, in preda ai peggiori approfittatori. Assieme alla promozione morale ed alla conoscenza del Cristo da parte di questi ragazzi, don Bosco si preoccupa anche della promozione materiale e sociale, attraverso l'istruzione e l'apprendimento di un mestiere. A Valdocco, vicino ai quartieri poveri di Torino  (ora in città) trova una sede stabile per il suo primo oratorio. Lui stesso ha modo di occuparsi delle condizioni di lavoro dei suoi ragazzi, ed intervenire per ottenere per loro contratti "più umani". Per il tempo è un prete assolutamente rivoluzionario, scomodo a molti e sospetto, capace di scandalizzare i benpensanti. Si cerca persino di farlo passare per pazzo (a quei tempi uno come lui era davvero giudicato pazzo).

La sua illimitata fiducia nella Provvidenza gli permette il superamento di ogni ostacolo. I suoi Oratori ed i suoi Istituti si moltiplicano. Fonda l'ordine dei Salesiani, sacerdoti, religiosi e religiose, che ora sono sparsi in tutto il mondo. Mendicante alla porta dei ricchi per i suoi ragazzi, trova sempre chi sostiene le sue opere. Muore nel 1888. Don Bosco è stato proclamato santo nel 1935. Dal 1958 è il "patrono degli apprendisti italiani". Come nell'800 all'oratorio trovavano rifugio, fra gli altri, ragazzi che venivano da fuori Torino, ancora oggi trovano lo stesso rifugio, fra gli altri, ragazzi che vengono da molto più lontano.

Fra gli altri santi e persone che si sono dedicate al bene del prossimo in Torino ricordiamo: San Giuseppe Cafasso (1811 - 1860) che si dedica all'assistenza dei carcerati ed in particolare dei condannati a morte (è detto il prete della forca). San Leonardo Murialdo (1828 - 1900), collaboratore di Don Bosco, lavora all'oratorio San Luigi, il secondo fondato da Don Bosco, dirige l'Istituto Artigianelli e fonda la Compagnia di San Giuseppe. Beato Giuseppe Allamano (1851 - 1926) rettore del Santuario della Consolata, fona la Congregazione dei Missionari della Consolata.

Beato Francescò Faà di Bruno (1825 - 1888) ufficiale dell'esercito piemontese, fonda nel 1858 l'Opera Santa Zita, che si occupa della promozione sociale e dell'assistenza delle domestiche. Giulia Colbert Marchesa di Barolo (1785 - 1864), nota come Giulia di Barolo, discendente del ministro francese Colbert, sposa il ricchissino Tancredi Falletti di Barolo e utilizza il suo immenso patrimonio e le rendite dhe questo produce, a sostegno delle sue opere, nelle quali vi sono iniziative che anticipano quelle che saranno le riforme carcerarie, rivolte alle donne marginali nella società o escluse da questa. Riceve una medaglia d'oro di benemerenza per la sua azione durante il colera del 1835 a Torino. A Torino apre il primo asilo per l'infanzia.




    Mirò


Tutti i link ai capitoli si trovano nel post di introduzione alla Piccola Storia del Piemonte

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