Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 55, Vittorio Emanuele II
A Carlo Alberto succede Vittorio Emanuele II (1849), sicuramente più deciso, che ha un grande merito, quello di sapersi servire delle migliori teste politiche del regno, in primo luogo di Massimo d'Azeglio e Camillo Benso Conte di Cavour, scelti, uno dopo l'altro, come Primo Ministro (capita comunque a volte che Re e Ministro siano in disaccordo).
Occorre innanzitutto portare ordine all'interno dello stato, e Vittorio Emanuele, con Massimo d'Azeglio, non rinuncia a qualche spregiudicatezza. Comunque lo Statuto rimane in vigore, unica costituzione che resta in vigore in Italia. Nel 1852 Cavour diventa primo ministro. La situazione interna non è delle migliori ed i rapporti tra Stato e Chiesa sono molto tesi, dapprima per il disegno di legge sul matrimonio civile e la soppressione dei tribunali ecclesiastici, e poi per la soppressione degli ordini religiosi che non abbiano scopi sociali. Questa legge viene varata dal Cavour per ottenere dalla sinistra l'appoggio alla guerra di Crimea (che vedremo).Volano scomuniche.
Una lezione della guerra persa è che occorre l'appoggio delle potenze europee, ottenuto puntando su almeno un interesse comune. Un'azione diplomatica intensa del Conte prepara la successiva guerra all'Austria, con l'appoggio di Francia ed Inghilterra. A questo scopo il Piemonte partecipa alla guerra di Crimea a fianco di Francia ed Inghilterra.
In questo caso il Cavour firma un accordo con Francia ed Inghilterra senza consultare il Parlamento. L'idea di una guerra contro la Russia non è affatto popolare in Piemonte. A seguito di questa guerra il Piemonte viene considerato tra le grandi potenze e viene riconosciuta la sua funzione anti-austriaca e liberale non rivoluzionaria in Italia. Diventa il riferimento dei movimenti liberali italiani, che superano i regionalismi. I contatti tra Cavour e Napoleone III rimangono segreti. Il gennaio 1859 è l'occasione per provocare l'Austria (discorso del "grido di dolore", che provoca lo schieramento delle truppe austriache sul Ticino).
La preparazione della guerra è complessa tanto dal punto di vista diplomatico come da quello logistico. Occorre provocare una aggressione per giustificare l'intervento francese, ed inoltre le prospettate agitazioni in Toscana non hanno seguito, come se i toscani non intendessero più farsi liberare. I volontari sono molti meno del previsto. Comunque il gioco riesce.
Con la seconda guerra all'Austria, nel 1859, e la successiva vittoria, l'influenza austriaca in Italia è sufficientemente ridotta da permettere l'occupazione della Lombardia. Napoleone III teme ora che si possa formare una potenza troppo grande ai suoi confini, anzichè piccoli stati sotto l'influenza francese, e dunque non conduce la guerra fino in fondo.
Ma Emilia e Toscana, eliminati i loro governi, chiedono ed ottengono l'annessione al Piemonte, che viene giustificata dalla necessità di dare una sistemazione a queste regioni per non correre altri e più gravi rischi. Il Regno di Sardegna cede alla Francia la Savoia e Nizza, secondo gli accordi. Ma ora sorgono problemi in Sicilia, che insorge e che ha forti spinte repubblicane. Parte la spedizione dei Mille (6 maggio 1860) di Garibaldi, che provoca il crollo del Regno delle due Sicilie.
I Piemontesi sorvegliano che la situazione non sfugga di mano, e decidono la spedizione contro i volontari papalini accorsi a difendere lo Stato Pontificio, che ha contemporaneamente (o forse principalmente) lo scopo di impedire a Garibaldi un colpo di mano su Roma e la nascita di una repubblica nel sud d'Italia.
La situazione internazionale è tesa, la Francia chiede che Garibaldi venga fermato. L'intervento dell'esercito di Vittorio Emanuele II (11 settembre 1860) permette ai Piemontesi di riprendere il controllo della situazione. Il meridione viene annesso al Regno di Sardegna. Nel 1861 nasce il Regno d'Italia, sotto Casa Savoia, il cui primo Re è Vittorio Emanuele II, e nella cui storia confluisce quella piemontese (notiamo che ai "plebisciti" del tempo era chiamato a partecipare meno del 2% della popolazione e che l'astensionismo era di circa il 50%).
Mirò
Tutti i link ai capitoli si trovano nel post di presentazione della Piccola Storia del Piemonte
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