Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 56
La situazione economica e sociale nel secondo '800
Le condizioni economiche migliorano più rapidamente con le politiche degli anni '50 del secolo, la riorganizzazione dell'agricoltura e la realizzazione "intensiva" di ferrovie che in breve portano il Piemonte ad essere di gran lunga l'area italiana con più chilometri di strada ferrata. L'industria viene favorita e si sviluppa (tessile, mineraria, siderurgica, metallurgica), e così pure il commercio, al quale vengono tolti molti vincoli. Cavour infatti è un deciso sostenitore della libertà di commercio.
La modernizzazione dello stato marcia rapidamente e cresce il tasso di scolarità. Nel 1859 viene varata la legge che istituisce l'istruzione elementare obbligatoria. Si sta creando un nuovo proletariato con lo sviluppo dell'industria. Il dibattito si sposta dal come porre rimedio all'aumento dei mendicanti a temi quali il salario degli operai, la tutela della salute di donne e bambini che lavorano in fabbrica, sulle condizioni igieniche dei posti di lavoro, e così via. I contratti di lavoro che gli operai devono accettare sono peggiori delle pratiche di caserma e prevedono gravi sanzioni per ogni sciocchezza. Cresce la consapevolezza della classe operaia e la conflittualità per ridurre lo sfruttamento.
A metà del secolo, grazie alla libertà di associazione garantita dallo statuto, nascono le prime Società Operaie, che poi si organizzano in confederazione. Nascono le prime cooperative di consumo e le organizzazioni operaie a sostegno dei periodi di malattia, e a sostegno dei disoccupati con una sorta di ufficio di collocamento. Padroni e governo non ostacolano queste associazioni, purché non abbiano finalità politiche o sindacali. La spinta alla rivendicazione dei diritti elementari è forte, mentre in Europa cominciano a diffondersi idee socialiste e comuniste. Lo stesso Cavour ammette che l'unico modo per evitare lo scontro sociale e le lotte di classe è quello di migliorare le condizioni dei lavoratori.
Lo sviluppo industriale, partito nel '700 dall'Inghilterra, avviene in tutta Europa, e anche a Torino, con uno sfruttamento selvaggio del lavoro minorile e delle donne. Bastano pochi valori indicativi per illustrare la situazione. Fino al 1844 vi sono delle norme di legge che tutelano (un qualche modo) i giovani apprendisti, ma poi, nel nome del progresso e della libertà, quelle norme sono cancellate dai liberali.
Da questo momento vi sono bambini di 8 o 9 anni che devono lavorare da 12 a 15 ore al giorno in situazioni a volte drammatiche ed in ambienti malsani. Perfino il Cavour sottolinea che in Inghilterra donne e bambini sono costretti a lavorare molto di meno, ma la situazione non cambia, perchè non si può toccare un certo tipo di "libertà" a senso unico. I piccoli, pur lavorando e producendo un utile al padrone, non sono pagati per i primi tre anni, con la scusa che "imparano soltanto". Nel 1886 viene varata una legge "di tutela" per i minori che recita che possono essere utilizzati per il lavoro notturno solo ragazzi dai 12 anni in su, nelle miniere non possono lavorare bambini di meno di 10 anni e nelle fabbriche il limite di età è di 9 anni. La giornata lavorativa varia dalle 12 alle 14 ore.
Mirò
Tutti i link ai capitoli si trovano nel post di presentazione della Piccola Storia del Piemonte
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